2 novembre
All’ombra dei cipressi e dentro l’urne confortate dal pianto…
Uno delle indicazioni del livello della civiltà è stato il culto dei morti, però oggi si assiste ad un’involuzione della tendenza, forse per esorcizzare il momento. Si cerca di rimuovere il pensiero del decesso, come quello dei momenti che lo precedono e lo seguono. Un tempo c’era questa contiguità con il mondo dei defunti, pensiamo alle statuette dei Lari che venivano venerate dagli antichi romani, e le fotografie che oggi conserviamo altro non sono che un perpetuarsi di questa tradizione.
Personalmente non sopporto i cimiteri. Questi enormi spazi, costellati di croci, colonne spezzate, angeli piangenti, queste aree sottratte ai vivi, non solo provocano tristezza, ma pure sgomento, anche perché a volte vedo tombe trascurate, senza un fiore, solo ammassi di erbacce che la giardineria comunale provvede periodicamente ad estirpare.
Io, le persone care, preferisco ricordarle guardando un filmino dove appaiono sorridenti e piene di vita, oppure mettendo un fiore fresco davanti alla fotografia che tengo in casa. È il ricordo che mantiene vive le persone amate, non certo un monumento, per quanto bello. E fino a quando resterà qualcuno a ricordare quanti sono trapassati, allora non si poitrà davvero parlare di morte.
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