paradosso
Dal prossimo dai supermercati ed altri negozi spariranno i sacchetti di plastica, il che sarebbe un’ottima cosa se…
Già…se… invece di sostituirli non dico con le sporte di paglia delle nostre nonne, ma con le borse di tela (magari più capienti) attualmente in uso, che faranno? Borse in uno speciale materiale derivato dall’amido… E l’amido da cosa si ricava? Prevalentemente dalle patate. Allora coltiveremo patate per fabbricare sacchetti, mentre al mondo intere popolazioni muoiono di fame.
Palinsesti
Non guardo molto la televisione, tanto da chiedermi se vale la pena di pagare ancora il canone RAI per quel paio di telegiornali che ascolto. Una volta almeno c’era il calcio da seguire, oggi anche quello è traslocato sui canali a pagamento. Resterebbe solo la Formula1 ma, a volte, per esigenze di mercato ha orari improponibili. So dei programmi che vengono trasmessi quasi esclusivamente dai giornali e da quel poco che vedo in attesa dei notiziari (li seguo a rotazione, per “par condicio”), ma più che altro scorro i titoli sul televideo approfondendo solo quello che mi interessa. Leggo la pagina dei programmi e resto stupefatta nel vedere quanti palinsesti siano dedicati a gente che va in televisione solo per raccontare i fatti propri (ed abbiamo voluto una legge sulla privacy!). Su tutte le reti impera il chiacchiericcio di faccende personali delle quali non dovrebbe interessare nessuno. Non parlo del Grande Fratello, – trasmissione semplicemente oscena come ho notato dai pochi spezzoni che infilano a volte a tradimento durante la giornata, programma mai visto, tanto da fare la figura dell’imbranata quando ne parlano (per mia fortuna), -ma anche Forum presenta a volte situazioni a volte incredibili, La vita in diretta e trasmissioni similari, che producono più che altro un cancan sui fatti del giorno, e via dicendo. Del resto c’è poco da scegliere: telefilm italiani o americani (repliche, repliche, repliche) soap (idem), la solita De Filippi che imperversa su canale 5 (quelle rare volte che la vedo, anche in imitazione, ho una crisi di rigetto), televisione che degenera in “strillo”, specie alla sera, nei vari programmi di attualità, siano condotti da Vespa, Costanzo, Floris per non parlare di Santoro o, nel campo sportivo, Biscardi. Format vari che fanno solo degenerare il cervello, come fattorie ed isole varie e non dimentichiamo l’ultima miniera d’oro dei “bambini canterini”, nei quali sviluppare ancor più la mania di presenzialismo…Poi giochi e giochini, quiz e quizzetti dove si vince di tutto e di più. Resta poco da vedere, anzi da guardare: qualcosa su RaiStoria, per divertirsi c’è Camera Caffè,(che bello, essendo una sit dura pure poco), e l’altrettanto breve “cotto e mangiato”, con la grazia misurata della Parodi… Cultura? Niente assolutamente… Anni addietro, molto addietro, c’era teatro. Ora sembra completamente dimenticato, come la buona musica. Raramente si può vedere qualche buon film, perché spesso programmano solo quelli pieni di effetti speciali e null’altro. D’accordo, continuerò a pagare il canone, sono una brava cittadina, però è forte la tentazione di non acquistare vari prodotti che sponsorizzano certe trasmissioni!
Tutto sommato
….comincio a vedere che WordPress non è male, anzi…l’unica cosa è che non posso postare direttamente dal palmare come facevo precedentemente. Ieri ho avuto un attimo di panico perchè non riuscivo più ad accedere al blog…chissà cosa avevo cliccato, ma oggi con calma ci sono riuscita. E’ che ho poco tempo a disposizione: quel paio di ore che ho nel pomeriggio sono in parte dedicate ai giochi di yahoo ed alla mail, quindi per il blog non avanza gran che di tempo….
Viaggio in Germania – ultimo giorno
Giovedì 14.10.10
Ultimo giorno a Stoccarda. Visto dalla S3 il paesaggio ha un che di lombardo, con le campagne seminascoste da una leggera nebbiolina. Oggi è davvero freddo, accentuato dall’umidità. In città ci siamo sbizzarriti a girare con diversi autobus percorrendo varie strade e, a volte, fermandoci a passeggiare brevemente nei vari quartieri. Dopo il pranzo invece siamo tornati in centro. Questa volta ho assaggiato un piatto tipico di quel posto. Ero un poco riluttante, in quanto si chiamava “Maultaschen” e credevo che fosse a base di lingua, in quanto Maul in tedesco significa bocca. Il ristoratore mi ha invece spiegato che si tratta di una sorta di grosso raviolo, ripieno o di carne o di formaggio o di funghi o di verdure. Abbiamo provato quello ai funghi e, dato che viene tagliato a grosse fette e poi gratinato, aveva un po’ il sapore della pasta al forno.
Non ho saputo resistere alla tentazione dello shopping, ed ho acquistato un paio di cosette per la nipotina: un impermeabile con interno sfoderabile in pelo sintetico – in peluche di cotone -, sciarpa guanti e berrettino coordinati ed un paio di magliette simpatiche. Stasera ceneremo per l’ultima volta nella stube caratteristica di Backnang.
Abbiamo salutato il gentile gestore (di origini greche) e con lui abbiamo bevuto, quale bicchiere della staffa, un ouzo. Al ritorno messe in valigia le poche cose che avevamo tirato fuori, per risparmiare tempo domattina. Non vedo l’ora di tornare, sono stanca di mangiare quasi esclusivamente carne e sogno un bel piatto di spaghetti!!!!!
Vedi Napoli e poi muori…
Quando leggo di Napoli e Terzigno mi incazzo (e non mi scuso per la parola, quando ci vuole ci vuole). Ma come: il dottor Bertolaso (su incarico di Berlusconi) vi ripulisce la città, spedendo rifiuti a destra e a manca, dal Norditalia alla Germania (e la magistratura, senza tener conto delle circostanze eccezionali e dell’urgenza lo mette anzi sotto inchiesta!), dopodiché sarebbe compito delle amministrazioni locali (comuni, province e regione) provvedere allo smaltimento della “monnezza” e i cittadini che fanno? Anziché prendersela con i suddetti amministratori, che pure hanno ricevuto i fondi per espletare il servizio, promuovendo la raccolta differenziata e costruendo inceneritori, assaltano le forze dell’ordine che stanno compiendo il proprio dovere , bruciano i rifiuti nelle strade (in discarica puzzano… nelle strade no?), ed ancor peggio incendiano gli autocompattatori della nettezza urbana acquistati con i soldi della collettività.
O i campani sono una razza a parte o c’è sotto qualcosa d’altro tipo camorra, per la quale il denaro, cioè il profitto, non ha odore.
Resta il fatto che i vandalismi, se effettuati da gente qualunque, non affiliata alla malavita, denunciano una grande stupidità.
Capisco la rabbia degli abitanti del comune vesuviano però se loro, che sono della zona, non vogliono i rifiuti napoletani, pretendono forse che se gli accollino gli altri? E cosa c’entra prendere a sassate le vetrine dei negozi ed intimare ai bottegai di abbassare le serrande?
Nota a margine: a queste persone è consentito bruciare il Tricolore… ad altre invece no. Qualcuno mi sa spiegare il perché?
Da “ il Giornale” del 22 ottobre 2010
Che lezioni d’inciviltà, ora la mia terra mi fa solo vergognare
Ci risiamo con l’eterna emergenza, diventata eterna vergogna dei napoletani. Più che al ciclo dei rifiuti, qui siamo al ciclo del rifiuto: un ostinato chiudere gli occhi di fronte alle responsabilità. Che, va detto, sono soprattutto nostre, di noi napoletani. Il ciclo qui è perverso: le autorità locali dormono, la «monnezza » si accumula nelle nostre strade, lo Stato interviene a risolvere l’emergenza, costretto dalla situazione a rimedi tampone. E allora scattano le proteste, quasi sempre incivili, e i piagnistei contro lo Stato stesso, mica contro chi ha lasciato che si accumulassero quelle montagne di spazzatura. E ieri, non contenti di esser tornati nei titoli dei tg come città della spazzatura e delle proteste, ci abbiamo aggiunto pure le aggressioni agli inglesi. Ma dov’è finito il nostro orgoglio? Non appena entrato nel taxi, il milanese dottor Cazzaniga (film Così parlò Bellavista ) deve sorbirsi tutta la poesia Pianefforte ‘e notte , declamata con enfasi dal conducente. Salvatore Di Giacomo è il primo a essere tirato fuori, quando i napoletani vogliono farsi vanto dei propri personaggi illustri. Subito dopo si passa a Giambattista Vico, Benedetto Croce, Eduardo De Filippo, e tutte quelle figure storiche e artistiche che hanno dato lustro alla città. Fieri del nostro passato mostriamo la Reggia di Capodimonte, il teatro San Carlo, il Maschio Angioino eccetera e ricordiamo i primati borbonici, che in verità non furono pochi: prima ferrovia d’Italia, primo orto botanico, prima illuminazione a gas di città, prima città per numero di conservatori e teatri, prima flotta mercantile e militare eccetera . Primati che fecero di Napoli la terza città d’Europa. E sta bene. Ma per quanto tempo vorremo campare su questo glorioso passato? Per quanto adagiarci sugli allori? E poi, se vogliamo proprio dirla tutta la verità, anche nei secoli di maggior splendore artistico e culturale (700 e 800) Napoli si mostrava una città semibarbara, colpa soprattutto della plebe, «molto più plebe delle altre» come scrisse Montesquieu. Questa plebe, a Napoli, non è mai scomparsa. Siamo forse l’unica città al mondo dove sopravvive una classe sociale presente a Babilonia, Alessandria o Roma antica. Solo che a quei tempi essa non contava niente, e oggi la fa da padrona (viaggia perfino in Mercedes). La plebe -per dirla con Domenico Rea- ha stravinto. Si è sostituita alla borghesia e ha finito per inghiottirla. Oggi è lei a fare la storia della città. Edè questa plebe, sono questi lazzaroni eterni che ci stanno facendo mettere lo scuorno ( vergogna) in faccia, dando la caccia ai tifosi inglesi, spaccando le vetrine dei negozi, bruciando la bandiera tricolore. Oggi un napoletano intellettualmente onesto, alieno da preconcetti ed obiettivo non può che vergognarsi di appartenere a un popolo che sta dando lezioni d’inciviltà all’Italia e al mondo. Un popolo incapace perfino di individuare il suo Nemico (come sapeva fare un tempo, quando si oppose allo Spagnolo e al Tedesco): Nemico che non sono le forze di polizia (contro cui i dimostranti di Terzigno hanno dato vita a una specie di intifada) o lo Stato, ma la camorra (i rifiuti si accumulano perché la malavita organizzata impedisce di raccoglierli, sabota gli impianti di raccolta, fa scioperare i netturbini, corrompe i funzionari dei controlli eccetera) e una sciagurata amministrazione politica locale. Già, l’amministrazione politica locale. Sono quindici anni che a Napoli e provincia c’è l’«emergenza rifiuti ». Come dice Gian Antonio Stella, questo periodo bastò ad Alessandro Magno per conquistare il mondo. Ebbene, da allora Bassolino e poi Iervolino sono stati capaci solo di produrre demagogia, chiacchiere e propaganda. Di recente Berlusconi ha dichiarato: «La colpa di questo ritorno dell’emergenza rifiuti ha un solo nome: Rosa Russo Iervolino ». La quale, qualche anno fa ha dichiarato: «L’emergenza rifiuti è chiusa». Non ci fosse stato l’intervento del premier del Popolo delle libertà, i sacchetti avrebbero superato l’altezza del grattacielo di via Medina. Ma Napoli, invece di prendersela con chi la sta mandando in rovina, se la prende con i tutori della Legge, e scandisce slogan antiberlusconiani. Quale tragico errore e quale insensatezza. Nel frattempo gli intellettuali tacciono (com’è naturale, quando si è stati foraggiati, per anni, dal potere) o levano una voce flebile flebile, tanto per dimostrare che hanno corde vocali. Non agli inglesi dovremmo dare la caccia, ma a quanti stanno affossando Napoli.
frase del giorno
I ricordi non popolano la nostra solitudine, la fanno anzi più grande.
(Gustave Flaubert)
Viaggio in Germania -4
Mercoledì 13.10.10
Stamattina, pur essendo sereno, la temperatura si è abbassata notevolmente.
Dopo piccola discussione con mio marito, siamo andati a Mannheim. Io avrei preferito Heidelberg, di stile barocco e sede di una prestigiosa università che ha conservata intatta la propria identità in quanto non toccata dal conflitto mondiale, però il capo ha optato per l’altra città solamente perché conta un maggior numero di abitanti (300.000 contro 143.000): strano modo di valutare l’importanza di una località…
Prima di entrare in autostrada percorriamo un bel pezzo di strade comunali, affiancate da campagne che hanno una loro geometria di forme e di colori. Campi di mais si alternano ad appezzamenti appena arati, coltivazioni di luppolo e colza alle vigne disposte in maniera che più geometrica non si può. Unica “discordanza” gli alberi che a tratti delimitano le coltivazioni. Sono dei meli selvatici, i cui frutti vengono raccolti per fare l’Apfelwein, molto tipici nella zona di Francoforte, dove accompagna un piatto a base di formaggio condito con cipolle e tanto aceto…de gustibus…
L’unica caratteristica di Mannheim è che nel centro storico le vie non hanno nomi. Federico IV infatti volle che fosse costruita a blocchi contrassegnati da lettere e numeri.
Solo le circonvallazioni e le due strade principali che ne costituiscono le assi hanno un nome. In parte distrutta durante la seconda guerra mondiale, la città è stata ricostruita secondo l’antico schema, però in stile più moderno, il che ne ha appiattito la personalità. Notevole solo il Rosengarten ( o Friedrichsplatz), giardino dove svetta la Wasserturm, con una bellissima fontana circondata da giardini illuminati da lampioni turchesi, ed il Castello costruito in stile barocco.
Abbiamo pranzato alla bavarese, poi, tornati a Backnang siamo ripartiti per Stoccarda con la S3 per cenare e trascorrervi la serata.
L’arca di Noè
Mi chiedono spesso perché, dopo la morte della gatta,non prendo un altro animale.
Di animali ne ho avuti tanti. Il canarino Roland, che fischiava appena mio padre metteva il berretto perché capiva che avrebbe messo la gabbia sul balcone; il lupo Jack, che mi ha tenuto compagnia nel periodo trascorso a Tubre ed era in pratica il mio unico compagno di giochi; la barboncina Kim che mi ha fatto “acchiappare” tanti amichetti nel periodo dell’adolescenza ed è rimasta con me fino alla nascita del nostro secondogenito; la cavia Margherita, chiamata anche “offerta speciale” in quanto una mattina nella gabbia ci siamo trovati altri 3 piccoli ospiti battezzati Dinamite Bla, Kit Carson e Lucky Joe. Le tartarughine californiane Alfa, Beta, Gamma e Delta, cresciute talmente da non stare più nell’acquario, per quanto grande, da doverle portare al rettilario di Affi, annesso al parco zoo da dove proveniva la gatta Lea, dal carattere “deciso” e selvatico, vissuta 18 anni, con la quale avevo un buon rapporto, ma altrettanto non può dire mio marito, bersaglio delle sue unghiate e morsi.
Ci sono stati anche ospiti più o meno “temporanei”, quali passerotti, criceti e pesci rossi, una quaglia sfuggita al Luna Park, un riccio scampato all’investimento, un corvo giovane che i genitori sono venuti a riprendersi, Otto il merlo cui abbiamo insegnato a volare, Zeus, il cane ribelle che abbiamo ospitato in attesa di trovargli una sistemazione. Ultima in ordine di tempo lei, la dolcissima Lady, sempre in attesa di attenzioni e carezze, che non poteva nemmeno essere definita una gatta, ma la nostra “bambina” pelosa… E poiché è stata davvero unica ed insostituibile, non pensiamo proprio di prendere altri animali. Almeno per ora… Poi, si vedrà.
piano piano
Piano piano, sfruculiando tra le varie opzioni, sto creando un blog che inizia ad assomigliare a quello ormai defunto. C’è ancora molto da imparare,però non dispero…
Meglio cantare che parlare
Non commento quanto scrive Celentano. Lo stesso Ferruccio de Bortoli ha detto che ha riportato integralmente le esternazioni del cantante – opinionista (?), secondo quanto da lui stesso richiesto, pur non condividendole. Dico solo una cosa: uno che veste “finto povero”, con canotte e jeans stracciati farebbe meglio a non dire nulla sugli scioperi della FIOM. Uno che ha una villa a Galbiate circondata da un muro di cemento altro 3 metri, sarebbe meglio che la smettesse di fare l’ecologista. Uno che riduce tutto a lento e rock (che cavolo mai vorrà dire?), non considerando che il lento a volte è necessario (ad esempio…riflettere prima di scrivere…specie su un quotidiano come il Corriere). Uno che sotto sotto si crede di essere un altro Gesù Cristo (altro che l’unto del Signore di Berlusconi!).
Se poi pensiamo che per ogni partecipazione ( o meglio comparsata) alla TV si prende fior di soldi….e che li paghiamo noi, dovrebbe avere il buon gusto di tacere. STOP
Cds 19.10.2010
L’INTERVENTO – IL CANTANTE: A BOSSI BISOGNA DIRE CHE LA BANDIERA TRICOLORE È LA COSA CHE CI DISTINGUE DA QUELLI CHE PARLANO UN’ALTRA LINGUA
Dalla Fiom ad Adro, il rock e il lento secondo Celentano
Pubblichiamo un intervento di Adriano Celentano, che ha posto la condizione di non essere minimamente corretto. Rispettiamo la sua, come di tutti, libertà d’opinione, parolacce ed errori di grammatica compresi. Noi non condividiamo molte delle cose scritte, ma viva la libertà d’espressione degli artisti. Caro Adriano, e meno male che esci di rado e parli ancora meno (f. de b.)
di ADRIANO CELENTANO
Caro direttore, quando il bel tempo ti regala giornate di sole come quella di ieri, in cui a farti compagnia è il rumore di una leggera brezza che muove le foglie degli alberi e rende terso l’azzurro del cielo sgombro da qualunque impurità, improvvisamente ti accorgi che è più facile riflettere sulle cose della vita. E allora, come per contrasto, succede che il pensiero inevitabilmente cade sullo «sfacelo politico» di questi giorni. Quasi come se il vento che spazza, ti spingesse a separare (secondo il tuo punto di vista) le cose buone da quelle inquinate. Una di queste che mi ha colpito favorevolmente e che avverto come un sotterraneo segnale di cambiamento, è la capacità della Fiom di portare in piazza centinaia di migliaia di persone senza un incidente, dove la protesta, pur se arrabbiata, non prevarica il rispetto umano fra le persone.
Una cosa buona dunque che in modo silenzioso, quasi in punta di piedi, sembra essere il seguito di un segnale ancora più eclatante avvenuto qualche settimana fa a Cesena, dove più di 120mila giovani sono accorsi da ogni parte d’Italia per partecipare alla stupenda Woodstock organizzata da Grillo. Per la prima volta, nella storia dei raduni (politici e non), la purezza e la trasparenza di quei 120mila ha prodotto (tra l’altro in pieno contrasto coi rifiuti riapparsi da qualche giorno) il grande miracolo della pulizia. Non una cicca, un bicchiere di carta, un mozzicone di sigaretta o una latta di birra è apparsa nel pratone calpestato per due giorni dai 120mila che hanno obbedito al richiamo di Grillo.
Un movimento quello dei grillini, la cui voce si fa sempre più fragorosa. «NOI, siamo contro le centrali nucleari – dice il nuovo movimento delle 5 stelle – contro la privatizzazione dell’acqua e contro ogni forma di corruzione. NOI possiamo risolvere il problema dei rifiuti, perché NOI abbiamo quell’animo biodegradabile in perfetto accordo con ciò che regola il mantenimento dell’equilibrio ecologico». In pratica Grillo ci sta dicendo che se c’è un problema dei rifiuti non riguarda soltanto i partiti, che sotto questo aspetto non bisogna ascoltarli, ma riguarda ognuno di noi chiamato ad essere educato (prima che sia troppo tardi) da chi sa (e lui è uno di questi) come salvarci dalla corruzione.
Quello di Grillo non è un partito, e tuttavia non è detto che i partiti siano un male, anche se gran parte del male è proprio nei partiti. Non è la prima volta infatti che un Leader di un partito decide di imboccare un percorso diverso da quello che ha seguito per tanti anni. Un’inversione di marcia che solo a pensarla è difficile da intraprendere. Per cui risulta ancora più apprezzabile e direi nobile se, una volta intrapresa questa inversione, si riesce poi a mantenere la rotta come per esempio, da qualche anno a questa parte, ha fatto il Presidente della Camera Gianfranco Fini.
Se parliamo di partiti, effettivamente all’orizzonte non si riesce a vedere il volto nuovo di un Leader capace di un vero e proprio cambiamento e quindi in grado di polarizzare l’attenzione degli elettori. Ma dopo il discorso di Fini a Mirabello e quello dignitosissimo nel videomessaggio per difendersi dalla macchina quanto mai ingiusta e distruttiva da parte di alcuni giornali, Fini, a mio parere, ha dato l’impressione di essere attualmente l’unico Leader in grado di dialogare e mettere insieme, sulla via della LIBERTÀ e della DEMOCRAZIA, quello che di BUONO c’è, qua e là nei vari movimenti e partiti.
Non sempre un volto nuovo corrisponde a quello che vediamo per la prima volta. Può capitare a volte che il NUOVO esploda, quando meno te l’aspetti, attraverso le pieghe di un sembiante conosciuto, fra i cui lineamenti non solo si annida il «progressivo ripudio del fascismo» ma anche la crescita di un’idea nuova. Insomma, per essere nuovi non c’è bisogno di cambiare la faccia, basta RISORGERE DENTRO. E forse Fini lo ha fatto.
Anche Berlusconi potrebbe farlo, solo che per lui è molto più difficile, data la condizione in cui si trova. Troppi sono gli ostacoli che dovrebbe superare. Primo fra tutti l’eccessiva dipendenza da Bossi, nel caso specifico, LENTO. Al quale Berlusconi (ancora più lento) non osa dire neanche ciò che è più elementare. Per esempio, che la bandiera TRICOLORE è quella cosa che ci distingue da quelli che parlano un’altra lingua. Il Bossi-Lento se ne è guardato bene dal togliere quella miriade di falsi simboli con i quali il Sindaco leghista ha tappezzato la scuola di Adro. Ha dovuto pensarci il Preside. Bravo Preside! Tu si che sei ROCK!
Con quei falsi simboli, c’era il rischio che gli abitanti del simpatico paesino si domandassero un giorno chi sono e da dove vengono. E questa, del MIOPE Sindaco, è senza dubbio una delle tante cose non buone in netto contrasto invece, con l’eccellente lavoro del governo Berlusconi nel combattere la criminalità organizzata. Grazie anche al buon operato del ministro Maroni e alla straordinaria efficienza del corpo dei carabinieri e della polizia. Neanche da paragonare coi governi precedenti, che da questo punto di vista erano assai scarsi. Sono anche d’accordo per come hanno condotto i disordini allo Stadio di Genova. Credo che Maroni e la polizia abbiano fatto la cosa giusta. Poteva veramente succedere una strage.
Ma un’altra delle tante cose NON buone, purtroppo, è quest’aria di secessione che si respira. E uno dei segni, forse il più inquietante di tutti, è quello del «DITTATORE generale della Rai» Mauro Masi (le cui stranezze dell’ultima ora ricordano tanto qualcosa che ha a che fare con il periodo oppressivo e oscurantista) che addirittura vuole selezionare il numero degli applausi imponendo un pericoloso COPRIFUOCO sulle espressioni che deve avere il pubblico in sala. Minacciando sanzioni ai conduttori fino alla chiusura dei programmi. Anche un cretino lo capirebbe che limitare la libertà di espressione è tutt’altro che un atto di forza ma, al contrario, un segno di debolezza che debilita prima di tutto chi governa. Senza contare poi che atti di questo tipo creano inevitabilmente una tensione crescente e inarrestabile in tutto il paese. Ecco perché poi accade (e non bisogna meravigliarsi) se è addirittura la terza carica dello Stato a non reggere e quindi a creare una spaccatura nella maggioranza. Per cui anch’io, associandomi a Santoro, chiedo al DITTATORE generale della Rai, non solo di non punire la trasmissione di «Anno zero» al posto di Santoro ma soprattutto, se può farci il favore di dare subito le dimissioni.
Berlusconi ha ricevuto la fiducia che era giusto i finiani gli dessero, a differenza di ciò che diceva Di Pietro. Tuttavia credo, per un percorso quanto mai logico che si è creato a seguito della spaccatura tra Fini e Berlusconi, che in Primavera si andrà alle elezioni. L’unica cosa che mi rallegra e un po’ mi rassicura, sono quelle 750mila firme raccolte da Di Pietro per l’attuazione di un referendum che dice NO alla privatizzazione dell’acqua, NO al lodo Alfano e, contrariamente all’idea assurda e suicida di Casini e Berlusconi, NO al NUCLEARE. Ai quali, purtroppo, si è aggiunto anche l’amico Veronesi di cui è fresca la notizia di un suo nuovo incarico come direttore in pectore sulla sicurezza delle nuove centrali nucleari. Un luminare apprezzato nel mondo che però, con questa scelta, rischia purtroppo di essere assai meno radioso.
Ecco perché, specialmente in queste ore in cui la luce si abbassa, è importante cambiare la legge elettorale prima che si vada alle urne. L’esagerato premio di maggioranza, come giustamente dice la Bindi, è una colossale trappola per quelli che votano, non soltanto per quelli che ora sono all’opposizione, ma anche per Berlusconi.
E a questo proposito ecco una cosa su cui riflettere seriamente e cercare di capire, per esempio, se la simpatia di un Leader come quella di Berlusconi (nessuno la può negare) può giustificare alcuni atteggiamenti sospetti. Forse, magari mi sbaglio, ma credo che per noi italiani sia arrivato il momento di cominciare a scindere la simpatia dai comportamenti. L’era Berlusconi ci ha educati a valutare i comportamenti in funzione della simpatia. Ma il momento è così delicato che nulla è più urgente (se già non siamo in ritardo) di capovolgere subito la distorsione di questo sistema. Che sia ben chiaro, la colpa non è tutta di Berlusconi.
Lui non ha fatto altro che incarnare ciò che noi italiani abbiamo nel nostro DNA. Il gesto delle corna dietro la testa di un ministro, non è altro che l’interpretazione esatta di ciò che farebbe ognuno di noi italiani. Che per il fatto di vederlo realizzato da un Capo del governo, ci riempie di orgoglio a tal punto da giustificare e far passare in secondo piano (se non addirittura in terzo) le sue eventuali malefatte. Ed è qui che l’italiano PRECIPITA.
Noi possiamo anche gioire per l’ilarità che produce un gesto come quello delle corna. Possiamo gioire però a patto che dietro quel gesto non si nasconda un mal comportamento. Poiché a quel punto non sarebbe più uno scambio leale di simpatia tra il popolo italiano e chi lo governa. Ma un qualcosa dove si insinua il sospetto. Quel sospetto che a lungo andare logora il rapporto tra il governo e il popolo, qualunque sia la matrice politica. Mai come ora quindi è necessario che il buon esempio venga dal basso. Siamo noi italiani dunque che dobbiamo educare i nostri politici, chiunque siano. E per farlo dobbiamo allenare il nostro vivere quotidiano (anche quando dormiamo) a valutare la SIMPATIA solo in funzione dei comportamenti e non l’inverso. E qualora questi non fossero moralmente corretti, non possiamo che dedurre una sola cosa: che a quel punto anche la simpatia è falsa. E se una cosa è falsa non può che essere ANTIPATICA e pericolosa.
Tante sono le cose su cui riflettere e francamente non ho idea di cosa potrà succedere nell’immediato futuro. Ma una cosa vorrei che non succedesse. Lo dico a quei ragazzi che magari, per ingraziarsi lo schieramento a cui sono legati, commettano deplorevoli atti omicidi come l’attentato (per fortuna sventato) al direttore di Libero, Belpietro. Atti aberranti di questo tipo destabilizzano in modo devastante non solo la democrazia fra i partiti, per i quali viene a crollare il nobile concetto di «AVVERSARIO POLITICO». Ma ci avvicina a un qualcosa che sa di MORTE e non soltanto per le vittime che subirebbero tali atti, ai quali, dopo la morte è riservata la speranza di una «NUOVA VITA». Ma soprattutto per quelli che si sporcano le mani di sangue, a cui tale speranza, gli verrebbe negata in ETERNO. E qui mi rivolgo soprattutto a coloro che non credono e per questo, si farebbero prendere dal grilletto facile: «Tu credi che questa di vita, che per quanto ti appaia lunga se ci pensi un attimo è più breve di un battito d’ali, sia l’unica vita che l’uomo debba vivere?… E se poi quando arriva la tua ora ti accorgi che invece Dio esiste? Con tutto quello che di meravigliosamente bello “Egli” ha creato per coloro che non si comportano male? Nel dubbio, non conviene comportarsi, non dico bene, ma almeno in modo che non si perda per sempre la propria Anima?…»
A pensarci bene sono più le cose NON buone che quelle buone. Ma io confido nella «DEMOCRAZIA della LIBERTÀ». Non si può essere liberi se prima di tutto non si è democratici. Ma chi è il vero democratico? Non conosco esattamente la definizione di questa parola e non saprei dire il perché, ma tutto mi fa pensare che il vero democratico ha il senso della misura in ogni sua manifestazione.
Nella trasparenza, nell’onestà, nella forza e nell’essere sinceri anche quando la verità ti può danneggiare. Alla fine risulta molto più dannoso occultare che confessare. Pensando all’orribile tragedia di cui tanto si parla in questi giorni, si dice che lo zio di Sarah l’abbia uccisa per nascondere gli abusi su si lei. Certo sarebbe stata grande la vergogna e l’umiliazione che avrebbe subito se avesse ammesso. Però Sarah sarebbe viva e lo zio non si sarebbe macchiato di un delitto così grave. E allora forse democrazia, per come la intendo io, significa anche non aver paura di ammettere. Perché ammettere include una grande forza. Quella di espiare e quindi di RINASCERE più forti di prima.
Democrazia vuol dire anche perfezionare i toni durante un dibattito. E Sgarbi secondo me è già in ritardo di qualche decennio. È incredibile come un critico d’arte bravo come lo è lui, sia poi in forte contraddizione col fatto che non abbia la minima cognizione di cosa significhi la parola «INNOVAZIONE». Un atteggiamento il suo, in netto contrasto con l’arte, di cui proprio perché lui ne fa una sua professione, disconosce invece un elemento fondamentale che è insito nell’ARTE e che è appunto il CAMBIAMENTO.
Infatti fin dal 1989 quando apparve su una delle quattro sedie di Costanzo, non è cambiato di una virgola. Fa sempre le stesse cose: «FASCISTA, FASCISTA, FASCISTA» ma VAFFANCULO Sgarbi, adesso ci hai proprio rotto i COGLIONI!!! Il tuo prevedibile e nauseante sbraitare è un registro vecchio e stravecchio come la guerra del ‘15-’18. Cosa aspetti a cambiare? Lo sai almeno in che anno siamo?… Poi non piangere se in televisione non ti invita più nessuno. Stai pur certo che dopo anche Paragone ti molla, non credere…
Adriano Celentano
19/10/2010 – Corriere della Sera
Viaggio in Germania – 3
Martedì 12.10.10
Avevo promesso a mio marito che durante queste giornate non lo avrei trascinato per musei e gallerie varie, ma qui a Stoccarda c’è il nuovissimo museo della Mercedes, inaugurato nel 2006, e ci si arriva comodamente con la U-Bahn.
Nel museo c’è molto da vedere, ma anche molto da camminare. Devo confessare che dopo 3 giorni di scarpinate e scale (sia Stoccarda che Backnang sono su più livelli) ho le gambe a pezzi, peggio che se fossi andata in montagna. Un po’ sarà anche colpa delle MBT con la loro forma a gondola, cui mi debbo ancora abituare, ma i polpacci sono davvero indolenziti… Che non sia invece colpa dell’età?
Il museo è sito in una struttura avveniristica di acciaio e cristallo, di 9 piani, dove è possibile ammirare tutte le auto tra le quali le prime costruite da Daimler e da Benz, costruite dal 1890 in poi. Già nel 1911 la Mercedes stabilì un record raggiungendo sul circuito di Daytona la velocità di 228 km/h. Ma una delle più belle è senza dubbio la cosiddetta “Ala di gabbiano”, una delle più ammirate e fotografate.
Avrei preferito visitare la Kunstgalerie, della quale ho accennato nel precedente post, e non di certo la galleria di arte moderna che, pur fronteggiando lo Schlossgarten, è un cubo di vetro in cima ad una scalinata, che mal si amalgama con i palazzi storici circostanti. Comunque in essa c’è una permanente di Otto Dix, artista piuttosto “incisivo”, che ha creato varie opere piuttosto grottesche sul tema della guerra e dei suoi orrori. (qualcosa di lui avevo visto già a Milano).
viaggio in Germania – 2
Lunedì 11.10.10
Stamattina, dopo la colazione in albergo, partenza per Stoccarda. Le colazioni sono di tipo “continentale”, ossia ti riforniscono oltre che di joghurt, muesli succhi di frutta e dolci, anche di uova, sode o fritte, salumi, formaggi cetrioli e cose simili. Noi ci limitiamo a pane burro e marmellata,in alternativa domani ci sarà la mitica Nutella, con the per mio marito e caffé (pur se luuuuuungo) per me.
Con la S3 arriviamo in centro a Stoccarda. La giornata è splendida e la dedichiamo alla visita del centro, quasi interamente pedonale. Arriviamo alla Hauptbahnhof (stazione centrale) sul tetto della quale campeggia un enorme stella della Mercedes che gira a seconda del vento.
In un’edicola vedo la testata de “il Giornale”, ma è quello del giorno precedente. Un signore ci informa in italiano che i quotidiani del giorno in lingua italiana arrivano solo dopo le 13. Ci fermiano qualche minuto a chiacchierare con lui: è pugliese, brindisino come Mariuccia, risiede a Stoccarda da 38 anni e, pur avendo nostalgia dell’Italia dove torna ogni anno per le ferie, si è ambientato benissimo qui. Ci informa che c’è una folta comunità italiana, circa 10mila persone, anche se anni prima erano circa 15mila. Gentilmente ci indirizza al Tourist Information che è appena fuori dall’uscita della stazione.
Lo stemma della città è una cavalla nera rampante su uno scudo giallo, (che appare anche sullo scudetto della Porsche), molto simile a quello della Ferrari.
Questo perché il nome della città sembra sia dovuto alla locuzione Stutengarten, ossia giardino della giumenta, in quanto nell’anno 960 il duca Luitolfo (spero di rammentare bene il nome), figlio di Ottone I, istituì un allevamento proprio in questo luogo.
Stoccarda, che subì gravi distruzioni durante la seconda guerra mondiale, è stata ricostruita secondo criteri moderni. Ci sono ampie strade di scorrimento che, a tratti, intersecano le ampie zone pedonali dove ci sono tantissimi luoghi per lo shopping. Non mancano però gli spazi verdi. Uno dei più belli è quello della Schlossplatz (piazza del Castello),
un ampio giardino dove ci sono 2 bellissime fontane che fiancheggiano la Jubilaeumssaeule (colonna del giubileo)
eretta per il 25 ^ anniversario dell’ascesa al trono di Wilhelm 1^ . Subito dietro il neue Schloss (castello nuovo), la cui entrata è segnalata da due alti pilastri sormontati uno da un leone e l’altro da un cervo. L’intera costruzione, dall’aspetto maestoso, ha il perimetro superiore abbellito da un numero cospicuo di statue. Anche lo Staatstheater e la Kunstsgalerie prospettano su bellissimi e curatissimi giardini. Quest’ultima ha una cupola sulla quale campeggia un enorme cervo dorato.
Sempre dal centro della città si vede la sua “periferia”, villette residenziali erette su collinette alberate sulle quali svetta la Fernsehturm (torre della televisione), altro simbolo cittadino costruita nel 1956, alta 217 metri e che accoglie anche un ristorante panoramico a 150 metri. Se ci riuscirà, ci faremo una sosta.
Siamo riusciti a pranzare in un altro locale tipico, con arredo davvero caratteristico. Cameriere col Dirndl, gentilissime, che ci hanno fornito delucidazioni su un paio di piatti tipici, naturalmente innaffiati da birra, per la precisione la classica Paulaner dell’Oktoberfest. Abbiamo continuato il giro della città, dove vecchie costruzioni massicce si alternano ad altre avveniristiche in cristallo ed acciaio. Per strada, un anziano suonatore di flicorno, poi un gruppo di 5 musici da strada che eseguivano samba ed altri brani sudamericani e, più avanti ancora, una piccola banda stile “Esercito della salvezza”. Una moltitudine di persone che percorre queste arterie commerciali, sostando nei bar e gelaterie all’aperto, data la bella giornata, ma per strada nemmeno un pezzo di carta o una cicca… Arrivato il tardo pomeriggio ritorno con la metro, brevissima sosta in albergo e poi in paese, dove abbiamo cenato nel medesimo posto della serata precedente.
Capitano, mio capitano….
Numeri di oggi
81° minuto Juventus-Lecce….Alex Del Piero, entrato da poco, sigla il suo 178° gol, raggiungendo il mitico Giampiero Boniperti… Gol stupendo, su assist di Krasic….la classe non è acqua…grazie capitano!
Viaggio in Germania – 1
Domenica 10.10.2010
Saltata la gita in Toscana (anche perché odiamo le gite organizzate), avevamo deciso di recarci a Stoccarda, dalla quale manchiamo dal 1992. Come ormai è consuetudine, non alloggiamo in città, ma in una cittadina limitrofa ma ben collegata dai mezzi pubblici, in questo caso la S, linea 3, che è una metropolitana di superficie che porta direttamente alla stazione centrale.
Stamattina ho bevuto l’ultimo espresso, poi ci saranno litri di caffè alla tedesca: alcune miscele sono abbastanza buone, basta abituarcisi.
Siamo partiti con un tempo che più nuvoloso non si può, ma passato il Brennero ecco il sereno (ma non è l’Italia il paese del sole?). Solo Innsbruck è un poco velata di nebbia. Il Garmin ci indirizza per il Fernpass, già percorso tempo addietro al ritorno da Amburgo. La strada che porta al passo è fiancheggiata da fitte pinete che lasciano appena filtrare la luce, interrotte a tratti da radure assolate dove pascolano mnucche placide e cavalli che assomigliano ntanto agli avelignesi delle mie zone. Dai paesaggi quasi dolomitici del Voralberg austriaco si passa lla Baviera, con le sue ampie pianure. Un paesaggio molto dolce, abbellito dalla splendida giornata. Ogni tanto, nascosta tra pini ed abeti, una chiesetta.
Sosta per il pranzo: al fast-food sull’autostrada, oltre al solito assortimento di arrosti, wuerstel e polpettoni ( indicatissimi per un lungo viaggio!), c’è il padiglione della Barilla, magari un poco scotta, come piace ai tedeschi. Ripieghiamo su un trancetto di pizza, senza infamia e senza lode, delle verdure a vapore ed un dolcetto. Niente caffè, è una miscela (Jakob) che personalmente non amo. Per fortuna siamo riforniti di Pocket coffee.
Ripartiamo ed entriamo nel Baden Wurttemberg, una continuazione ideale della Baviera, tranne che per le costruzioni, molto più massicce e pesanti, anche se alleggerite dai tetti molto spioventi.
Nei pressi di Stoccarda ci accolgono gli immensi padiglioni della Mercedes.
Per vie alquanto traverse, arriviamo a Backnang, dove ha sede il nostro albergo. Come in ntanti piccoli centri, nei giorni festivi, passata l’ora del check-out, la reception è solo telefonica: si chiama e l’addetto fornisce il codice per l’apertura della porta, e le chiavi sono su un tavolino nella hall.
L’edificio è in puro stile teutonico, sia l’esterno che l’arredamento, la stanza è accogliente, tv piatto a 33”, lettore dvd, satellute che prende anche RAI 1, manon credo che avremo tempo e voglia di guardarlo. Però ci sono un paio di pecche. La wireless, anche se pubblicizzata, non è abbastanza potente e il cell non fa a tempo a collegarsi. Poi un’assurdità tutta tedesca: i due comodini sono dotati ciascuno di applique, ma si accendono o si spen gono in contemporanea, pur avendo ciascuno il proprio interruttore. Abbiamo risolto il problema all’italiana, svitando leggermente la lampadina di chi si addormenta prima, stando attenti a non scottarci.
Usciamo a visitare il paese, vedere dov’è la stazione, consultare orari e prezzi e cercare dove cenare.
Accendiamo la tv, ed in tedesco cosa ti trasmettono? Don Camillo!
Abbiamo fatto un primo giro in paese. La stazione dista pochi minuti a piedi e la S3 parte ogni 20 minuti, raggiungendo Stoccarda centro in circa mezz’ora. Con 27,80 euro abbiamo un biglkietto per 3 giorni che ci consebìnte di prendere qualsiasi mezzo, bus, tram o metropolitana.
Il paese è graziosissimo: Backnang è Grosse Kreisstadt, ossia capoluogo distrettuale, e conta poco più di 30mila abitanti. Nel 1963, qui ed ad Annonay De Gaulle e Adenauer firmarono un trattato di amicizia tra Germania e Francia. Le case sono graziosissime, con le travature di legno a vista. Nella piazza principale presso la Rathaus (municipio), c’è un curioso gruppo di statue in bronzo: 3 persone a mezzobusto, uguali tra di loro, con gli occhi semichiusi nell’atto di applaudire.
Non sono proprio riuscita a capire cosa rappresentino.
E’ rilassante passeggiare, la zona è quasi tutta pedonale e quando attraversi una via le auto si fermano se anche solo manifesti l’intenzione di attraversare, proprio come da noi! Nessuna scritta sui muri, ordine e pulizia, le uniche cose che imbrattano le strade sono le foglie che il vento ha ammassato negli angoli. Perché non può essere così anche in Italia?
Abbiamo trovato un grazioso locale in cui cenare, con piatti tipici innaffiati da birra, scura per mio marito, hefe non filtrata per me.
Nessuno tocchi Caino
Dopo l’assassinio di Sarah Scazzi e lo stupro post-mortem, mi interrogo se ci sia davvero un’entità superiore da permettere che succedano simili bestialità. Se penso a quell’essere immondo (lo definisco “essere” solo perché “esiste”, purtroppo), che ha pure avuto il coraggio di piangere davanti alle telecamere (sceneggiata a dir poco ignobile) parlando del cuore che gli diceva che la nipote era ormai lontana, il tutto per sviare le ricerche in prossimità del luogo del delitto, mi viene istintivo pensare che nemmeno la pena di morte sia sufficiente a lavare una simile efferatezza. Se ci fosse veramente la certezza di una giustizia ultraterrena, un inferno in cui far marcire per l’eternità questo infame… Ma io sono agnostica, ed a questo non credo. Senza dubbio lo zio, come altri prima di lui, si “ravvedrà”, ma queste persone considerano il pentimento quasi fosse una gomma con la quale cancellare i misfatti dei quali si sono macchiati. Mi chiedo con quale fegato, anzi quale stomaco un avvocato possa prenderne le difese. No, davvero, la pena di morte non è sufficiente.
Nessuno tocchi Caino?
calma e gesso
Con calma…molta calma…un passetto alla volta, sto imparando a gestire questo blog. Oggi ho fatto le prove per le gif..ed è andata bene…
Come si dice…chi va piano va sano e va lontano. Frase scontata, ma sempre valida.
Ma l’unica cosa che rimpiango sono gli interventi che avevo sul vecchio blog a livello di bozze e che non sono riuscita a recuperare… nonché le correzioni ai vecchi interventi.
Paese d’ottobre
Ray Bradbury
«…paese dell’anno che volge sempre alla fine. Paese con alture di caligine e fiumi di foschia; dove i pomeriggi fuggono, i vespri e gli albori indugiano e le notti rimangono. Paese più che altro di cantine, cellieri, carbonaie, soffitte, credenze, sgabuzzini, tutti sul lato opposto del sole. Paese di gente autunnale, con pensieri soltanto autunnali, il cui passo di notte sui marciapiedi ha suono di pioggia…»
Ray Bradbury
priorità….
Alluvione in Liguria e Toscana…
Malasanità che causa la morte di una ventiduenne per setticemia…
Crisi o non crisi, sia economica che politica…
Elezioni o no?
Le minacce mafiose al procuratore di Reggio Calabria…
Recrudescenza del terrorismo islamico…
Chi se ne frega!
La notizia del giorno?
Tiziano Ferro fa outing, ed aspetta solo di amare un uomo.
Questo si che è importante!!!!
Un po’ alla volta….
Un poco alla volta, comincio a raccapezzarmi.
Sono riuscita, non so nemmeno io come, a
cambiare il colore dello sfondo, ed è già qualcosa
(più per caso che per bravura….). Adesso piano
piano vedrò come inserire le gif, i video etc etc…
cose che succedono
La “nostra” videoteca tra poco chiuderà. La frequentavamo da più di 20 anni, eravamo in possesso di una delle primissime tessere di iscrizione (a 2 cifre), aveva resistito agli attacchi del BlockBuster che offriva solo le ultime novità, come pure ai pirati informatici, ma ora, strangolata dalle varie offerte di Sky, Mediaset Premium, Dahlia ed i vari altri canali digitali, sta soccombendo. Un patrimonio di circa 40mila titoli che verrà accantonato. I clienti sono sempre più rari, eccezion fatta per quelli come noi, cinefili, che ricercavamo qualche vecchio titolo spesso sconosciuto ai più, e sapevamo che là avremmo potuto trovarlo, a volte perfino ordinarlo tramite le reti di conoscenze dei 3 gestori. Forse qualcosa riusciremo ancora a scovare a Milano (qui in provincia è praticamente impossibile), rovistando tra le offerte. Che tristezza…
sono incavolata nera
Sono incavolata nera….ho provato ad interrogare i vecchi archivi…sembrano un’accozzaglia di…non so nemmeno io come definirli…tutte le righe sovrapposte etc etc etc….cercherò di mettere in ordine…se ne trovo il tempo, un pochino alla volta….
Cosa ne pensate?