uffaaa………
e si riparte
Cantare per Lulù
Carla Maria Maggi
Carla Maria Maggi (Milano 1913-2004), dotata di un innato talento espressivo e allieva negli anni trenta di Giuseppe Palanti, aveva infatti smesso di dipingere intorno al 1940, forse per dedicarsi alla famiglia, e da allora le sue tele erano state dimenticate.
La mostra ripercorre tutta la vicenda artistica della Maggi, attraverso i suoi esiti maggiori, come La sigaretta (che suscitò vasti consensi quando venne esposta alla Permanente nel 1934), gli intensi ritratti (tra cui Manù, 1936 e Autoritratto, 1937), e i suggestivi nudi.
In abbinamento ai quadri, c’erano varie fotografie della pittrice ritratta in vari periodi della sua vita, nei primi anni di matrimonio, che documentano uno spaccato degli anni ’30
(La sigaretta)
26 agosto – il chiarismo
Non conoscevo il “Chiarismo” come movimento pittorico, quindi è stato quasi un obbligo recarmi a Palazzo Reale per la mostra ad esso dedicato, unitamente all’esposizione dei quadri di Carla Maria Maggi, della quale parlerò in seguito.
Le opere del chiarismo esposte erano oltre un centinaio, ma la maggior parte erano quelle di Francesco De Rocchi, il suo maggior esponente. Il nome, coniato dal critico Leonardo Borgese, deriva dalla tecnica pittorica, attuata mediante la stesura dei colori su un fondo bianco ancora umido.
Alcune opere, in particolare quelle degli inizi del movimento, sono prive di prospettiva ed appaiono piuttosto piatte, almeno a mio giudizio, ed il disegno è addirittura quasi infantile, senza raggiungere l’originalità dei naifs, quali ad esempio il "Taxi rosso" di Birolli.
o i i paesaggio d Renato Vernizzi
Alcune opere erano però interessanti, come quelle di Pio Semeghini.
o i quadri di Adriano di Spilimbergo, con paesaggi, interni e nature morte. Un interno in particolare poteva ricordare, specie per la prospettiva, un van Gogh, con la stanza ed i suoi arredi tutti virati sul colore blu. Purtroppo non ho trovato l’illustrazione …
Francesco de Rocchi invece è davvero di un’altra dimensione. I suoi dipinti mantengono una continuità, pur variando col passare degli anni. I primi quadri sembrano avvolti in una atmosfera color avorio, con predominanza delle tinte ocra, rosa ed arancio pallido, poi nel tempo, inizia a dipingere figure angeliche che rimandano quasi ai preraffaelliti o ad un certo Modigliani, con ritratti della moglie e della figlia, ma anche paesaggi dalle tinte molto delicate specialmente di Cislago, dove si era trasferito.
C’erano anche altre opere di artisti a me sconosciuti, come Lilloni, Del Bon, Marini, Broggini. L’unico a me noto era Sassu, presente con un paio di opere.
a casa…
Finalmente a casa, ma che trambusto con la gatta…e poi lavatrici da fare etc etc perché martedì si riparte…
Abbiamo ritirato la micia dalla clinica di Milano e, per continuare la terapia, l’abbiamo portata subito dal nostro veterinario di fiducia, che la segue fin da quando era piccola. Dopo aver letto le analisi è rimasto soddisfatto e, tra altri 10 giorni circa, dopo un altro controllo, ce la restituirà "revisionata". Intanto ha messo su un pochino di peso…e ci ha assicurato che si riprenderà bene…Meno male!
oggi 2 mostre
A Palazzo Reale il Chiarismo e Carla Maria Maggi
:)
Lingua e dialettu
Un
populu
mittitulu
a catina
spugghiatulu
attuppatici
a vucca,
è
ancora libiru.
Livatici
u travagghiu
u
passaportu
a
tavola unni mancia
u
lettu unni dormi
è
ancora riccu.
Un
populu,
diventa
poviru e servu
quannu
ci arribbanu a lingua
addutata
di patri:
è
persu pi sempri.
Diventa
poviru e servu
quannu
i paroli non figghianu paroli
e
si manciunu tra d’iddi.
Minn’addugnu
ora,
mentri
accordu a chitarra du dialettu
ca
perdi na corda lu jornu.
Mentri
arripezzu
a
tila camulata
chi
tesseru i nostri avi
cu
lana di pecuri siciliani
e
sugnu poviru
haiu
i dinari
e
non li pozzu spènniri,
i
giuielli
e
non li pozzu rigalari;
u
cantu,
nta
gaggia
cu
l’ali tagghati
U
poviru,
c’addatta
nte minni strippi
da
matri putativa,
chi
u chiama figghiu pi nciuria.
Nuàtri
l’avevamu a matri,
nni
l’arrubbaru;
aveva
i minni a funtani di latti
e
ci vippiru tutti,
ora
ci sputanu.
Nni
ristò a vuci d’idda,
a
cadenza,
a
nota vascia
du
sonu e du lamentu:
chissi
non nni ponnu rubari.
Nni
ristò a sumigghianza,
l’annatura,
i
gesti,
i
lampi nta l’occhi:
chissi
non ni ponnu rubari.
Non
nni ponnu rubari,
ma
ristamu poviri
e
orfani u stissu.
Ignazio
Buttitta (1970)
…………………….
"A
volte scambiamo i silenzi degli altri per indifferenza..È un errore.
Perché
poi travisiamo le cose. Dovremmo sempre pensare che il tempo che
gli
altri ci dedicano è un regalo, qualcosa di non dovuto, ma donato…e
soprattutto
subordinato alla loro vita, ai loro impegni, alla loro
libertà.
Spesso si sta in silenzio semplicemente perché abbiamo bisogno
di
starci, non perché stiamo rifiutando qualcuno. La vita è fatta di
onde…flussi
e riflussi. Più che criticare l’acqua che se ne va, perché
non
accoglierla quando torna a bagnarci i piedi …?"
purtroppo…

Milano si sta ripopolando…era cosí bella semideserta… tanto da poter attraversare i viali a piedi anche con il rosso. Questo faceva dimenticare i piccoli disagi, come alcuni negozi e ristoranti chiusi (specialmente l’edicola…) e l’orario ridotto dei mezzi pubblici. Ora tutto sta rientrando nellaa normalità… e finiscono anche i saldi (anche se non li ho cercati)

temporaneamente…
"Vedovanza" interrotta, anche se solo temporaneamente…ed ho passato un bel pomeriggio.
ciao Ferribotte…

e pure Tiberio Murgia ci ha lasciato…
certosa di Pavia
http.//www.comune.pv.it/certosadipavia/home.htm
:-(
:-(
L’aube – A. Rimbaud

J’ai embrassé l’aube
d’été.
Rien ne bougeait encore au front des palais. L’eau était
morte. Les camps d’ombres ne quittaient pas la route du bois. J’ai
marché, réveillant les haleines vives et tièdes, et les pierreries
regardèrent, et les ailes se levèrent sans bruit.
La première
entreprise fut, dans le sentier déjà empli de frais et blêmes
éclats, une fleur qui me dit son nom.
Je ris au wasserfall blond
qui s’échevela à travers les sapins: à la cime argentée je
reconnus la déesse.
Alors je levai un à un les voiles. Dans
l’allée, en agitant les bras. Par la plaine, où je l’ai dénoncée
au coq. A la grand’ville elle fuyait parmi les clochers et les dômes,
et courant comme un mendiant sur les quais de marbre, je la
chassais.
En haut de la route, près d’un bois de lauriers, je
l’ai entourée avec ses voiles amassés, et j’ai senti un peu son
immense corps. L’aube et l’enfant tombèrent au bas du bois.
Au
réveil il était midi.
Ho abbracciato l’alba
d’estate.
Niente si muoveva ancora nel fronte dei palazzi. L’acqua
era morta. I campi d’ombra non lasciavano la strada dei boschi. Ho
camminato, risvegliando gli aliti vivi e tiepidi, e le pietre
guardarono, e le ali si alzarono senza rumore.
La prima impresa
fu, nel sentiero già pieno di freschi e pallidi chiarori, un fiore
che mi disse il suo nome.
Risi al wasserfall biondo che si
svincolò attraverso gli abeti: dalla cima argentata riconobbi la
dea.
Allora alzai uno ad uno i veli. Nel sentiero, agitando le
braccia. Per la piana, dove l’ho denunciata al gallo. Nella città
fuggiva tra i campanili e i duomi, e correndo come un mendicante sui
sagrati di marmo, la cacciavo.
In cima alla strada, vicino a un
bosco di alloro, l’ho attorniata coi suoi veli ammassati, e ho
sentito un po’ il suo immenso corpo. L’alba e il bambino caddero giù
dal bosco.
Al risveglio era mezzodì.
laghi
Sono
molto legata ai laghi Maggiore e di Como, perché ho trascorso
infanzia ed adolescenza in quei posti. Adesso però, pur
frequentandoli ancora, ho semplicemente cambiato sponda. Da bambina
infatti ho trascorso varie estati a Pallanza,
ospite della migliore
amica di mia madre, vedova con un figlio di qualche anno maggiore di
me, ed ho un ricordo bellissimo di quella cittadina, di Intra, delle
tre isole borromee (l’Isola Bella,- con un meraviglioso palazzo in
stile barocco ed i giardini pensili arricchiti da statue e fontane
-l’Isola Madre – che vanta oltre ad un bellissimo palazzo anche un
giardino botanico con specie rarissime di piante ed un magnifico
prato all’inglese e dove c’era anche la più alta palma esistente in
Europa, colpita purtroppo da un fulmine
– e l’isola dei Pescatori –
con un piccolo villaggio di persone dedite appu to alla pesca)

e
soprattutto di Villa Taranto, dove un ufficiale scozzese acquistò il
terreno per costruire, oltre alla villa, anche un magnifico
giardino, che vanta tra le varie specie di piante anche delle ninfee
del lago Vittoria. L’amica di mamma poi, nemmeno a farlo apposta, si
risposò con uno residente sul lago di Como, a Mandello, dove invece
ho trascorso l’adolescenza, tornandoci anche dopo il matrimonio.
Mandello mi piaceva moltissimo, un po’ perché potevo farci il bagno
nel piccolo lido, andare in motoscafo partendo dal porticciolo
dominato dal cannone


o, cosa che a me è sempre piaciuta moltissimo,
salire sulla Grigna, con le sue vie ferrate, che è una montagna
semplicemente stupenda, anche se non così bella come le “mie”
Dolomiti e da dove, partendo da pian dei Resinelli, si arriva ad un
punto da dove si possono vedere tutti i laghi e la cerchia delle
Alpi. Mandello è famosa anche perché c’era la fabbrica della Moto
Guzzi.
Si facevano poi varie escursioni anche a Piona, dove c’è una
abbazia di cistercensi che, tra le altre cose, preparano elisir e
liquori.
Adesso,
ad anni di distanza, abbiamo semplicemente cambiato sponda dei
ambedue i laghi. Sul lago di Como andiamo verso l’alto e sulla sponda
occidentale, a Gravedona, nei pressi di Dongo,
mentre dalla sponda
piemontese del lago Maggiore ci siamo spostati su quella lombarda,
nei pressi di Luino, e precisamente a Porto Valtravaglia,
ma ultimamente andiamo spesso sul lago si Varese, per la precisione a Calcinate del Pesce (il nome è tutto un programma).

addio picconatore…

Se ne è andato un uomo sempre coerente con se stesso e con un grande carico di segreti...

frase del giorno
(Ibn Gabirol)
Cosa ne pensate?