La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

Archivio per 1 aprile 2010

noi donne ed un solo uomo(?)

Tratto da Donna moderna….Questo il commento del periodico

Massimo Fini
entra in un bar. Difficile dire che giornata abbia avuto, ma di
sicuro non gli gira bene. Ordina il solito caffè corretto, sfoglia
il giornale, saluta i disoccupati e gli scommettitori cronici che
dentro il bar hanno installato gli uffici, e si siede con loro. Quasi
per caso, in quel modo astioso e incapace di ironia che hanno certi
uomini quando parlano dei loro problemi, il discorso cade sulle
donne. Meschine, mentitrici, arraffone, carrieriste per due lire,
liberate per finta, sculettatrici per gusto, prima provocano e poi
denunciano, si stava meglio quando stavano a casa e ognuno aveva il
suo posto, ah se tornassi indietro sai quante pedate a mia moglie che
scende in piazza con le femministe. Così parlano, i bivaccatori da
bar, guidati da un Fini sempre più iroso. Le donne sono una razza
nemica. Tutte, eh? Anche la mamma, la zia, la sorella! Eh no, la
mamma la zia la sorella no, fa uno degli avventori. Sì, sì, insiste
Fini, sono tutte cattive, tutte brutte, e noi uomini siamo vittime.
Loro è la colpa di tutti i mali del mondo, e nessuno che le rimetta
in riga! E tu, che pensi che qualcuna si salvi, hai sbagliato tutto.
Prima o poi tutte, ma tutte, te la mettono in quel posto. È la loro
natura. Non ne possono fare a meno. Guarda, lascia perdere le donne:
meglio sollazzarsi dietro una siepe, ah ah ah.

Fiction?
Quasi. O meglio, come fiction è piuttosto verosimile, dopo aver
letto questo intervento sul blog de Il Fatto Quotidiano. Una roba di
un qualunquismo completamente fuori scala, già ampiamente sgradevole
se sentita al bar, ma che nella cornice di una testata giornalistica
perde il contesto di tristezza personale e pretende di diventare
Verbo, giudizio, verità. Roba che neanche i più retrogradi dei
nostri nonni troverebbero vagamente giustificata, e che fuori dallo
scenario di pronto il caffè dotto’ e televisore acceso sulle
partite suona anche stupida, oltre che falsa.

L’unico
effetto duraturo è che la prossima volta che torno a casa tardi
starò attenta alle siepi. Hai visto mai che ci sia un Massimo Fini
nascosto dietro.




Ma già lo
scorso anno Massimo Fini aveva scritto le stesse cose, pressappoco.


LE DONNE sono
una razza nemica. Bisognerebbe capirlo subito. Invece ci si mette una
vita, quando non serve più. Mascherate da «sesso debole» sono
quello forte. Attrezzate per partorire sono molto più robuste
dell’uomo e vivono sette anni di più, anche se vanno in pensione
prima. Hanno la lingua biforcuta. L’uomo è diretto, la donna
trasversale. L’uomo è lineare, la donna serpentina. Per l’uomo
la linea più breve per congiungere due punti è la retta, per la
donna l’arabesco. Lei è insondabile, sfuggente, imprevedibile. Al
suo confronto il maschio è un bambino elementare che, a parità di
condizioni, lei si fa su come vuole. E se, nonostante tutto, si trova
in difficoltà, allora ci sono le lacrime, eterno e impareggiabile
strumento di seduzione, d’inganno e di ricatto femminile. Al primo
singhiozzo bisognerebbe estrarre la pistola, invece ci si arrende
senza condizioni.

Sul sesso
hanno fondato il loro potere mettendoci dalla parte della domanda,
anche se la cosa, a ben vedere, interessa e piace molto più a lei
che a lui. Il suo godimento — quando le cose funzionano — è
totale, il nostro solo settoriale, al limite mentale («Hanno sempre
da guadagnarci con quella loro bocca pelosa» scrive Sartre). La
donna è baccante, orgiastica, dionisiaca, caotica, per lei nessuna
regola, nessun principio può valere più di un istinto vitale. E
quindi totalmente inaffidabile. Per questo, per secoli o millenni,
l’uomo ha cercato di irreggimentarla, di circoscriverla, di
limitarla, perché nessuna società regolata può basarsi sul caso
femminile. Ma adesso che si sono finalmente «liberate» sono
diventate davvero insopportabili. Sono micragnose, burocratiche,
causidiche su ogni loro preteso diritto. Han perso, per qualche
carrieruccia da segretaria, ogni femminilità, ogni dolcezza, ogni
istinto materno nei confronti del marito o compagno che sia, e spesso
anche dei figli quando si degnano ancora di farli. Stan lì a
«chiagne» ogni momento sulla loro condizione di inferiorità e sono
piene zeppe di privilegi, a cominciare dal diritto di famiglia dove,
nel 95% dei casi di separazione, si tengono figli e casa, mentre il
marito è l’unico soggetto che può essere sbattuto da un giorno
all’altro sulla strada. E pretendono da costui, ridotto a un
bilocale al Pilastro, alla Garbatella, a Sesto San Giovanni, lo
stesso tenore di vita di prima.


Non fan che
provocare, sculando in bikini, in tanga, in mini («si vede tutto e
di più» cantano gli 883), ma se in ufficio le fai un’innocente
carezza sui capelli è già molestia sessuale, se dopo che ti ha dato
il suo cellulare la chiami due volte è già stalking, se in strada,
vedendola passare con aria imperiale, le fai un fischio, cosa di cui
dovrebbero essere solo contente e che rimpiangeranno quando non
accadrà più siamo già ai limiti dello stupro.

Basta. Molto
meglio restare soli.

 

di Massimo
Fini