Fermare il tempo….
Fermare il tempo, ma non nel senso di non invecchiare, ma di "cristallizzare" quell’attimo come nelle foto scattate dal personaggio interpretato da Harvey Keitel nel film Smoke. Ogni mattina, alla stessa ora e con la stessa inquadratura, Auggie, il venditore di sigari, proprietario del negozio di tabacchi all’angolo di due strade nel quartiere di Broocklyn , scattava un’istantanea. Il risultato è stato una serie di 4000 fotografie uguali, ma differenti. Lo sfondo era sempre quello, ma cambiavano le stagioni, i passanti, l’atmosfera…come se il tempo, pur trascorrendo, si fosse fermato. Un film fuori dall’ordinario, con due attori bravissimi e molto espressivi, come il summenzionato Harvey Keitel e il suo amico romanziere Paul Benjamin, interpretato da William Hurt. Una piccola chicca cinematografica, basata solo ed escusivamente sui dialoghi e non sui dannatissimi effetti speciali che oggi imperano, che rivedo sempre con emozione. Un film sull’amicizia, ma soprattutto sul rapporto genitori-figli. William Hurt che, non potendo essere padre in quanto rimasto vedovo della moglie incinta uccisa durante una rapina, si prende cura di un ragazzo di colore che lo ha salvato dall’essere investito. Quest’ultimo, abbandonato dal padre una dozzina di anni prima, lo ritrova e riesce a ricostruire un rapporto con lui. Harvey Keitel che aiuta la sua ex a cercare di liberare dalla tossicodipendenza una ragazza che " forse" è sua figlia. Tutta una serie di rapporti e di storie che gravitano intorno a quella piccola bottega…una pellicola semplicemente imperdibile. E tutto si conclude con la storia della macchina fotografica che Auggie trova un giorno di Natale a casa di una anziana signora nera completamente cieca che aspetta la visita del nipote, storia che egli racconta all’amico Paul Benjamin e che verrà pubblicata sul Times proprio il 25 dicembre.
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La scena più emblematica
Auggie e Paul sono seduti. Il piano è quasi interamente occupato da grandi album di fotografie. In tutto sono quattordici, e sulla costola di ciascuno c’è l’annata, dal 1977 al 1990. L’album del 1987 è aperto sulle ginocchia di Paul. Primo piano di una pagina dell’album con sei foto in bianco e nero dello stesso posto: l’angolo fra la Terza Strada e la Settima Avenue alle otto del mattino. Nell’angolo in alto a destra di ogni foto c’è una piccola etichetta bianca con la data: 9.8.87, 10.8.87, 11.8.87, ecc. Paul volta pagina e vediamo sei foto analoghe a quelle di prima.
PAUL (Stupefatto) Sono tutte uguali.
AUGGIE (sorridendo, fiero di sé) Esatto. Piú di quattromila foto dello stesso posto: l’angolo fra la Terza Strada e la Settima Avenue alle otto in punto del mattino. Quattromila giorni uno dopo l’altro fotografati con ogni sorta di tempo. (Pausa). Ecco perché non posso mai prendermi una vacanza. Devo essere là ogni mattina. Ogni mattina nello stesso posto allo stesso momento.
PAUL (sbigottito. Gira una pagina, poi un’altra) Non ho mai visto niente del genere.
AUGGIE E’ una mia idea . Si potrebbe chiamare il lavoro di una vita.
PAUL (depone l’album e ne prende un altro, sfoglia le pagine e vede la stessa cosa. Scuote la testa sconcertato) Incredibile. (Cercando di essere cortese) Ma non sono certo d’averne colto il senso. Voglio dire, com’è che ti è venuta l’idea?
AUGGIE Non lo so, mi è semplicemente venuta.. Quello è il mio angolo, dopotutto. E una piccolissima parte del mondo, ma le cose succedono lí come dappertutto. Questa è una cronaca del mio angolino.
PAUL (sfogliando l’album e scuotendo ancora la testa) Sono senza parole.
AUGGIE (sempre sorridendo) Non capirai mai se non rallenti, mio caro.
PAUL Che vuoi dire?
AUGGIE Che vai troppo in fretta. Quasi non le guardi, le fotografie.
PAUL Ma sono tutte uguali.
AUGGIE Il posto è lo stesso, ma ogni foto è diversa dall’altra. Ci sono le mattine col sole e quelle con le nuvole, c’è la luce estiva e quella autunnale. Ci sono i giorni feriali e quelli festivi. C’è la gente con cappotto e stivali e la gente in calzoncini e maglietta. Qualche volta la gente è la stessa, qualche volta è diversa. E talvolta la gente diversa diventa la stessa mentre quella di prima scompare. La terra gira intorno al sole e ogni giorno la luce del sole colpisce la terra con un’inclinazione diversa
Ecco, le giornate e le cose sembrano sempre uguali, , ma sono sempre differenti: è questo che ho interpretato come la cristrallizzazione del tempo
frase del giorno
“Può darsi
che non siate responsabili
per la situazione
in cui vi trovate,
ma lo diventerete
se non fate nulla
per cambiarla”
Martin Luther King
(In Iran ci stanno provando)
una persona seria
In un mondo di persone che delle buffonate hanno fatto il loro vessillo, finalmente una persona seria. Parlo di Guido Bertolaso, ormai da tempo (1996) direttore del dipartimento della protezione Civile già nel governo Prodi ed Amato e riconfermato, grazie alle sue capacità, anche dal successivo governo Berlusconi. Si è occupato di molte emergenze in questa nostra Italia: dal problema della “munnezza” napoletana, al terremoto de l’Aquila, dagli incendi boschivi alle frane, dalle eruzioni nelle isole Eolie alla prevenzione della SARS (grazie anche alla sua esperienza come medico). Precedentemente aveva diretto anche ospedali in zone di guerra, coordinando anche vari progetti nelle aree sottosviluppate. E’ quindi con competenza che ieri è esploso contro l’imprudenza di tan ti escursionisti che, in montagna o mare, si comportano in maniera imprudente, mettendo a repentaglio la vita dei soccorritori. (4 morti del soccorso alpino della val di Fassa per recuperare le salme di 2 alpinisti friulani). Quindi, ripetendo una frase detta tempo addietro da Beppe Grillo…
“Montagna assassina? No, alpinista pirla”.
Non ci si spiega comunque perché a suo tempo, dopo tutte le dimostrazioni di efficienza date, il dott. Bertolaso sia incappato in una inchiesta relativa alla gestione del problema rifiuti in Campania, mediante l’operazione denominata “Rompiballe”.
tradizione
Biglietto delizioso



Natale G.Ungaretti
Non ho voglia di tuffarmi
in un gomitolo di strade
Ho tanta stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi cosi come una
cosa posata in un
angolo e dimenticata
Qui non si sente
altro che il caldo buono
Sto con le quattro
capriole di fumo
del focolare
Ho postato questa poesia, invece delle solite filastrocche natalizie, perché il Natale ormai è puro consumismo. Quante volte abbiamo regalato qualcosa solo perché era dispendioso e ci faceva fare bella figura? Lo ammetto, sono cascata pure io in questo vortice, ma da qualche tempo ho deciso di non caderci più. Tranne che per i bambini, agli amici basta un pensiero affettuoso, con qualcosa che rispecchi i loro gusti ed i loro desideri, ma senza eccedere…Del resto avendo molti amici…
nevicata
Dopo la spruzzatina di neve di lunedì (un paio di centimetri) finalmente questa notte è nevicato abbondantemente. 25 centimetri almeno, e stamattina fioccava ancora. Strano svegliarsi alla solita ora, non per i soliti rumori, ma per il silenzio. Niente traffico, nessun suono, nemmeno il solito camion della nettezza urbana che di consueto mi desta alla solita ora. Un silenzio irreale, ovattato che avvolgeva tutta la città. Poi piano piano è iniziata a circolare qualche automobile…rumore di ruote che slittano o di qualcuno che inizia a spalare la neve dalle rampe dei garages…e la giornata pian piano ha iniziato a “scaldarsi”…la neve ha cessato di fioccare ed ha iniziato a sciogliersi.
Botta, risposta e conclusione
Da “la Repubblica” 30.11.2009
Il direttore generale della Luiss
avremmo voluto che l’Italia fosse diversa e abbiamo fallito
"Figlio mio, lascia questo Paese"
di PIER LUIGI CELLI
Figlio mio, stai per finire la tua Università; sei stato bravo. Non ho rimproveri da farti. Finisci in tempo e bene: molto più di quello che tua madre e io ci aspettassimo. È per questo che ti parlo con amarezza, pensando a quello che ora ti aspetta. Questo Paese, il tuo Paese, non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio.
Puoi solo immaginare la sofferenza con cui ti dico queste cose e la preoccupazione per un futuro che finirà con lo spezzare le dolci
consuetudini del nostro vivere uniti, come è avvenuto per tutti questi lunghi anni. Ma non posso, onestamente, nascondere quello che ho lungamente meditato. Ti conosco abbastanza per sapere quanto sia forte il tuo senso di giustizia, la voglia di arrivare ai risultati, il sentimento degli amici da tenere insieme, buoni e meno buoni che siano.
E, ancora, l’idea che lo studio duro sia la sola strada per renderti credibile e affidabile nel lavoro che incontrerai. Eccoo, guardati
attorno. Quello che puoi vedere è che tutto questo ha sempre meno valore in una Società divisa, rissosa, fortemente individualista,
pronta a svendere i minimi valori di solidarietà e di onestà, in cambio di un riconoscimento degli interessi personali, di prebende
discutibili; di carriere feroci fatte su meriti inesistenti. A meno che non sia un merito l’affiliazione, politica, di clan, familistica: poco
fa la differenza.
Questo è un Paese in cui, se ti va bene, comincerai guadagnando un decimo di un portaborse qualunque; un centesimo di una velina o di un tronista; forse poco più di un millesimo di un grande manager che ha all’attivo disavventure e fallimenti che non pagherà mai. E’ anche un Paese in cui, per viaggiare, devi augurarti che l’Alitalia non si metta in testa di fare l’azienda seria chiedendo ai suoi dipendenti il rispetto dell’orario, perché allora ti potrebbe capitare di vederti annullare ogni volo per giorni interi, passando il tuo tempo in attesa di una informazione (o di una scusa) che non arriverà. E d’altra parte, come potrebbe essere diversamente, se questo è l’unico Paese in cui una compagnia aerea di Stato, tecnicamente fallita per non aver saputo stare sul mercato, è stata privatizzata regalandole il Monopolio, e così costringendo i suoi vertici alla paralisi di fronte a dipendenti che non crederanno mai più di essere a rischio.
Credimi, se ti guardi intorno e se giri un po’, non troverai molte ragioni per rincuorarti. Incapperai nei destini gloriosi di chi, avendo fatto magari il taxista, si vede premiato – per ragioni intuibili – con un Consiglio di Amministrazione, o non sapendo nulla di elettricità, gas ed energie varie, accede imperterrito al vertice di una Multiutility. Non varrà nulla avere la fedina immacolata, se ci sono ragioni sufficienti che lavorano su altri terreni, in grado di spingerti a incarichi delicati, magari critici per i destini industriali del Paese. Questo è un Paese in cui nessuno sembra destinato a pagare per gli errori fatti; figurarsi se si vorrà tirare
indietro pensando che non gli tocchi un posto superiore, una volta officiato, per raccomandazione, a qualsiasi incarico. Potrei continuare all’infinito, annoiandoti e deprimendomi.
Per questo, col cuore che soffre più che mai, il mio consiglio è che tu, finiti i tuoi studi, prenda la strada dell’estero. Scegli di andare
dove ha ancora un valore la lealtà, il rispetto, il riconoscimento del merito e dei risultati. Probabilmente non sarà tutto oro, questo no. Capiterà anche che, spesso, ti prenderà la nostalgia del tuo Paese e, mi auguro, anche dei tuoi vecchi. E tu cercherai di venirci a patti, per fare quello per cui ti sei preparato per anni.
Dammi retta, questo è un Paese che non ti merita. Avremmo voluto che fosse diverso e abbiamo fallito. Anche noi. Tu hai diritto di vivere diversamente, senza chiederti, ad esempio, se quello che dici o scrivi può disturbare qualcuno di questi mediocri che contano, col rischio di essere messo nel mirino, magari subdolamente, e trovarti emarginato senza capire perché.
Adesso che ti ho detto quanto avrei voluto evitare con tutte le mie forze, io lo so, lo prevedo, quello che vorresti rispondermi. Ti
conosco e ti voglio bene anche per questo. Mi dirai che è tutto vero, che le cose stanno proprio così, che anche a te fanno schifo, ma che tu, proprio per questo, non gliela darai vinta. Tutto qui. E non so, credimi, se preoccuparmi di più per questa tua ostinazione, o
rallegrarmi per aver trovato il modo di non deludermi, assecondando le mie amarezze.
Preparati comunque a soffrire.
Con affetto,
tuo padre
L’autore
è stato direttore generale della Rai. Attualmente è direttore generale
della Libera Università internazionale degli studi sociali, Luiss Guido
Carli.
(30 novembre 2009)
da “il Giornale” 01.12.2009
(Daniela Santanchè)
«Figlio mio, lascia questo Paese». Non può non suscitare indignazione, prima ancora che amarezza, il saggio di qualunquismo somministrato al Paese su La Repubblica da un privilegiato di regime come Pier Luigi Celli con la scusa di scrivere una lettera al figlio Mattia che si sta per laureare. L’ex direttore generale della Rai (1998-2001 in piena orgia di sinistra), un miracolato che ha scalato mille incarichi senza un vero perché, se non quello della militanza politica, se la prende con questo mondo cinico e baro, «una società divisa, rissosa, fortemente individualista», in cui conta solo il «riconoscimento degli interessi personali, di prebende discutibili, di carriere feroci fatte su meriti inesistenti». A meno che «non sia un merito l’affiliazione, politica, di clan, familistica».
Stupiscono queste parole nella penna di uno come Celli che, laureatosi in sociologia a Trento ai tempi di Renato Curcio e del dissenso per il dissenso, ha un cursus honorum, che se fa onore a lui non lo fa certo al Paese che suggerisce al figlio di abbandonare con la velocità della luce. Risorse per mantenerlo all’estero o comunque per dargli una mano a trovare una sistemazione certo non gliene mancano. Eppure la sua carriera è lo specchio fedele del Paese che aborrisce. Il Paese che gli ha consentito di coltivare la sua religione, il generalismo, quello che gli ha consentito di saltare da un incarico all’altro con la disinvoltura di uno che sa per certo che cadrà sempre in piedi: direttore delle Risorse umane dell’Eni, è passato, oltre che dalla Rai, da Omnitel e Wind a Unicredit, all’Enel fino alla direzione generale della Luiss con buona pace di Guido Carli, il fondatore della Libera università romana senza disdegnare numerosi consigli di amministrazione di cui ha fatto o fa ancora parte: Lottomatica, Hera, Messaggerie Libri. Da questo pulpito, che gli permette anche di presentarsi come narratore e saggista (è autore per chi non lo sapesse di un trattato che, con scarso senso dell’humour, ha intitolato Breviario di cinismo ben temperato, e che è un florilegio di battute da avanspettacolo), dice al figlio che questo è un «Paese che non ti merita». Ma non avrebbe meritato neanche lui, Pier Luigi Celli, se la sua militanza a sinistra non lo avesse proiettato verso traguardi altrimenti impensabili. Fatti di onori e prebende.
A mio figlio, al contrario, come penso la maggior parte dei genitori italiani, insegno ad amare la propria Patria e che deve sentire con orgoglio tale appartenenza. Gli spiego anche di non seguire i cattivi maestri e di impegnarsi perché il nostro Paese diventi migliore.
*leader del Movimento per l’Italia
Conclusione….
In tanti hanno auspicato che alla fine fosse il padre, piuttosto che il figlio, a lasciare l’Italia. E ieri la lettera aperta del direttore generale dell’università Luiss Pier Luigi Celli, nella quale invitava il figlio ad andare all’estero per costruire il suo futuro, ha ricevuto l’ultima clamorosa risposta; dal capo dello Stato in persona. «Un Paese che sia all’altezza delle conquiste delle civiltà contemporanee più avanzate»: così il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano pensa si possa far diventare l’Italia. Basta crederci. E magari avere intorno qualche pessimista in meno…
Campagna d’odio
Da “il Giornale” del 19.12.2009 – Quei mandanti morali (e violenti)
Di Pietro, Santoro e Travaglio hanno a disposizione gratis, o meglio due pure pagati, tre ore alla settimana di una rete televisiva di Stato. Il nome della trasmissione è noto: Annozero. La formula del programma è chiara, ed è una riedizione del memorabile: «La menzogna in bocca ad un comunista è una verità rivoluzionaria», pronunciato da Lenin e rilanciato dalle nostre parti da Antonio Gramsci.
La novità è nell’aver sostituito la menzogna con il sospetto e l’illazione. Quest’ultima parola significa «ragionamento con cui si trae una conseguenza da una o più premesse che possono essere anche false». In questo Santoro è maestro. È vero, come ha detto giovedì sera contestando Schifani, che lui non ha mai sostenuto che Berlusconi è il mandante delle stragi di mafia. Ma l’aver mandato in onda decine di interviste, filmati e racconti di personaggi assolutamente screditati a sostegno della tesi che ciò è accaduto o che potrebbe essere plausibile, ingenera nel telespettatore la famosa «verità rivoluzionaria».
E lo stesso vale per le puntate sul caso escort, dove la D’Addario è stata presentata e venduta come vittima innocente, quando invece liberamente si è infilata nel letto del premier munita di registratore e macchina fotografica. Così come atti d’accusa di pm sulle finanze del Cavaliere sono stati spacciati per sentenze di Cassazione quando invece erano per lo più materiali di parte, elementi di processi conclusi con l’assoluzione o la prescrizione che certo non è una condanna e quindi una verità giudiziaria. Allo stesso modo nell’ultima puntata si è tentato di far passare Vittorio Feltri e il Giornale per mandanti della violenza.
Tutto ciò, secondo noi, ha contribuito a creare il clima d’odio culminato con l’agguato di Piazza Duomo e col pacco bomba alla Bocconi. Per questo diciamo che esistono «mandanti morali», e non siamo gli unici a sostenerlo. Prova ne è che in questi giorni illustri editorialisti dei maggiori quotidiani italiani si pongono la stessa domanda. Prova ne è che il principale partito di opposizione, il Pd, si sta spaccando sul fatto se mantenere in vita o no l’alleanza con Di Pietro, proprio per non offrire copertura politica a una operazione mediatica che rischia di incendiare il Paese. Prova ne è che molti cattolici sono attoniti di fronte alla prospettiva di diventare complici dei «mandanti morali» dopo la proposta dell’Udc di allearsi con comunisti, abortisti e Travaglio, quello che rivendica il diritto di voler veder morti gli avversari politici, pur di fermare le riforme (o le elezioni anticipate) del governo Berlusconi. Non cambiamo idea anche se l’aver chiesto a Casini di fare retromarcia ieri ci è valsa l’accusa di fascisti, covo di iene dattilografe, carogne e delinquenti da parte del presidente dell’Udc, il raffinato filosofo Rocco Buttiglione, quello che in tv invita ad abbassare i toni della polemica.
Discutere non è antidemocratico né pericoloso. Non si capisce perché la libertà che Travaglio rivendica per dire che «non c’è niente di male nell’augurarsi la morte del proprio avversario politico» non debba valere per porre sul tappeto il problema dei cattivi maestri. Ai quali non auguriamo morte né disgrazie ma rispetto; ai quali chiediamo che la politica tutta prenda le distanze prima che sia troppo tardi. Invece no, Travaglio, Di Pietro e Santoro (e Buttiglione, nuovo entrato nella compagnia) vogliono anche decidere quali libertà sono lecite e quali no. Lo hanno fatto anche ieri, sul loro giornale, Il Fatto Quotidiano, con un titolone. Ovviamente non è così. L’altro giorno ho scritto che i mattacchioni di Piazza Duomo e della Bocconi sono fans di Travaglio&C., riportando l’interrogatorio di Massimo Tartaglia nel quale l’attentatore del Premier dice di essere un sostenitore di Di Pietro e di odiare Berlusconi. Ma Il Fatto Quotidiano finge di ignorare ciò e, a firma Paolo Flores d’Arcais, mi ritiene personalmente responsabile di qualsiasi violenza dovesse avvenire contro di loro, «uomini e donne della stampa libera». Ma come? Vi smentite? Non siete voi a sostenere che uno ha il diritto di vedere morto l’avversario politico? Di che cosa vi lamentate?
L’edizione riveduta e aggiornata al fattaccio di piazza Duomo del «pensiero debole» di Gianni Vattimo va in onda sulle frequenze di Radio Radicale: «Sull’aggressione a Berlusconi penso quello che hanno già detto Rosy Bindi e Antonio Di Pietro: se in Italia c’è un clima esasperato è colpa del presidente del Consiglio che non si fa processare. Così si può anche spiegare che qualcuno prenda dei “Duomi” e li tiri in testa… (risatina, ndr)».
Ma l’intervista choc al filosofo dell’Italia dei Valori va avanti con altre «perle»: «Mi dispiace che gli abbiano tirato della roba sulla testa, dopo tutto è stato incauto… se quello avesse voluto fargli male veramente avrebbe dovuto sparare». Quindi l’interpretazione personalissima dei mandanti: «Il Giornale scrive che era tutto organizzato dalla sinistra cattiva, secondo me è stata la stessa mafia che lo sta sostenendo ad attaccarlo, mandando in piazza uno che l’ha colpito un po’ troppo duramente. Mi ricorda l’effetto che ha avuto l’11 settembre su Bush, che ha sfruttato molto bene la tragedia. I deliri di Vattimo non potevano non contemplare una teoria del complotto mai sentita: «Era il momento in cui il premier aveva bisogno di solidarietà, è accaduto tutto in modo così provvidenziale, ora tutti si commuovono… Una botta in testa, se non muori, non deve fare così male: dopo un po’ passa…! (altra risatina, ndr)». La domanda cruciale: non sarebbe il caso di abbassare i toni? Risposta del (n)eurodeputato al servizio di Tonino l’incendiario: «Sono disposto ad abbassare i toni. Anzi, altro che clima di odio: gli italiani sono fin troppo pazienti con Berlusconi». Fine delle trasmissioni.
piccoli inconvenienti divertenti
Un bottone che si stacca dal giaccone all’ultimo momento, proprio quando hai il tempo contato ed hai già la mano sulla maniglia. Allora di corsa a prendere la scatola del cucito, ereditata dalla mia mamma, una di quelle a soffietto con tutte le spagnoletta in ordine per colore ed uno scomparto riservato agli aghi ed ai ditali. Allora scelgo la tinta (questa no, troppo chiara, quest’altra troppo scura..ecco, questa si avvicina abbastanza). Gugliata…ago…cucitura rapida… E via, dopo aver chiuso la scatola, lasciata sul tavolo di cucina per non perdere altro tempo.
Chiusa? Mi sembrava…in realtà il coperchio era appena appoggiato, così al ritorno…un piccolo disastro. La gattina, visto qualcosa di nuovo, ne ha subito approfittato per sollevare il coperchio e frugare dentro il cestino da lavoro. Che bellezza, un nuovo gioco! E vai con i rocchetti, tirati fuori coscientemente uno ad uno e fatti rotolare giù dal tavolo sul pavimento, in un allegro groviglio di colori. Così quando siamo tornati a casa per terra c’era un tappeto variopinto di fili… Mio marito mi ha detto di sgridare la micia, ma poverina, è anzianotta (oltre 15 anni) ed in casa da sola si annoia, dal gelo che c’è non esce nemmeno più sul terrazzino per cercare di dare la caccia ai passerotti (che però vengono avvisati dal campanellino che porta al collo), quindi si annoia durante la mattinata trascorsa in casa da sola. Cosa c’è di meglio allora che srotolare tutti i fili dalle bobine? Mi sembra di vederla mentre con la zampina estrae destramente le spagnolette, una per una, e si diverte a farle rotolare… Però doveva aver capito di averne combinato un guaio perché al nostro ritorno si era rintanata sotto al letto.
Domani comunque dovrò ricomprare una buona parte dei rocchetti. Ben pochi si sono salvate dalle sue adorabili zampette di velluto…
solstizio d’inverno
inverno
Bambini dagli occhi sgranati,
– nasini arrossati
schiacciati sui vetri
appena appannati dai caldi respiri –
osservano fiocchi leggeri
che scendono lievi nell’aria
e coprono il grigio terreno
di un bianco mantello gelato
appena istoriato
dai segni leggeri
dei salti di passeri inquieti
che cercano briciole e semi.
Con sguardi stupiti
ancora innocenti
si affaccian curiosi alla vita
ignari del male futuro,
che serba il domani,
ma oggi soltanto stupore
fiducia e sorrisi.
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auguri speciali
Ho fatto gli auguri per il Natale ed il nuovo anno agli amici ed a coloro cui voglio bene e che mi vogliono bene. Non sono così "eroica" (od ipocrita?) da augurarlo anche ad altri, ma c’è una categoria di persone cui va comunque il mio pensiero: tutti coloro che in questi giorni di festa lavorano comunque per assicurarci tranquillità e salute. Quindi un pensiero riconoscente ai medici e paramedici di turno negli ospedali, ai volontari della Croce Rossa ed associazioni similari, alle Forze dell’ordine, ai Vigili del Fuoco, alla Protezione Civile. Sarà perché anche da bambina ho passato varie festività in caserma e da sposata un paio di Natali lontana da mio marito, allora ancora in servizio, e capisco quindi il sacrificio di queste persone che trascorrono lavorando e senza lamentarsi le festività lontano dai propri familiari più cari. Allora a tutti loro un augurio, un abbraccio ideale ed un sincero GRAZIE.
AMARE UNA PERSONA E’…
Averla senza possederla.
Dare il meglio di sé
senza pensare di ricevere.
Voler stare spesso con lei,
ma senza essere mossi dal bisogno
di alleviare la propria solitudine.
Temere di perderla,
ma senza essere gelosi.
Aver bisogno di lei,
ma senza dipendere.
Aiutarla, ma senza aspettarsi gratitudine.
Essere legati a lei,
pur essendo liberi.
Essere un tutt’uno con lei,
pur essendo se stessi.
Ma per riuscire in tutto ciò,
la cosa più importante da fare è…
accettarla così com’è,
senza pretendere che sia come si vorrebbe.
(Omar Falworth)
gelo
carità cristiana?
Ed ora ci si mette anche la Rosetta Bindi. Secondo lei Berlusconi non deve “fare la vittima”…Già, perché secondo la "vergine di ferro", uno con il setto nasale incrinato, due incisivi spezzati, lacerazioni sul volto nonché un’anemia dovuta alla grande perdita di sangue farebbe la vittima…A suo tempo Vittorio Sgarbi, frase poi ripresa dallo stesso Presidente del Consiglio, la definì “più bella che intelligente”. Ancora più duro ci andò Francesco Cossiga (“brutta, cattiva e cretina”). Essendo lei toscana, l’avrei piuttosto definita “bischera”. E questa donna avrebbe il coraggio di definirsi cattolica praticante! Io che non sono credente ho più pietà di lei. Ed ha pure avuto, tardivamente, il coraggio di dire che sarebbe pronta ad andare subito a trovare Berlusconi: se ne stia pure a casa, che è meglio. Se non fossi cretina al suo pari, le augurerei di ricevere lo stesso trattamento, poi vediamo come si comporterebbe.
Non da meno la “stimatissima” Franca Rame, che ha definito una “cazzata” quella fatta dal Tartaglia, ma solo perché ciò porterà più voti al Cavaliere. Se è possibile essere più carogne, non lo so.
Per fortuna Maroni sta pensando di chiudere quei blogs e social network dove si istiga all’odio ed alla soppressione dell’avversario politico.
(Parecchie volte ho ricevuto inviti per aderire a Face Boock: non mi ha mai convinto e per buona sorte non ho mai aderito, anzi molti miei amici ed anche i miei figli hanno disdetto la loro iscrizione)
Aggressione
le renne di babbo natale
"Non solo fanno la slitta volare
e in ciel galoppano senza cadere
Ogni renna ha il suo compito speciale
per saper dove i doni portare
Cometa chiede a ciascuna stella
Dov’è questa casa o dov’è quella.
Fulmine guarda di qui e di là
Per sapere se la neve verrà.
Donnola segue del vento la scia
Schivando le nubi che sbarran la via.
Freccia controlla il tempo scrupoloso
Ogni secondo che fugge è prezioso.
Ballerina tiene il passo cadenzato
Per far che ogni ritardo sia recuperato.
Saltarello deve scalpitare
Per dare il segnale di ripartire.
Donato è poi la renna postino
Porta le lettere d’ogni bambino.
Cupido, quello dal cuore d’oro
Sorveglia ogni dono come un tesoro.
Quando vedete le renne volare
Babbo Natale sta per arrivare."
(in inglese sono Dasher, Dancer, Prancer, Vixen, Comet, Cupid, Donder e Blitzen)
ottimismo e pessimismo
il rito del caffè
Ogni mattina…eccola…la sveglia, irritante come al solito. Poi la doccia e, finalmente, il caffè.
Rapper Bolzanino
parere personale
Si vis pacem, para bellum.
Forse per questo hanno dato il Nobel perl la pace ad Obama
Cosa ne pensate?