La vita è sogno, soltanto sogno, il sogno di un sogno (Edgar Allan Poe)

Archivio per dicembre, 2009

dubbi…festivi

Allora..panettone o pandoro? Cartizze o Asti? Comunque niente champagne (non mi piace…è acido), magari forse un buon Brachetto…


Fermare il tempo….

    
 
 

Fermare il tempo, ma non nel senso di non invecchiare, ma di "cristallizzare" quell’attimo come nelle foto scattate dal personaggio interpretato da Harvey Keitel nel film Smoke. Ogni mattina, alla stessa ora e con la stessa inquadratura, Auggie, il venditore di sigari, proprietario del negozio di tabacchi all’angolo di due strade nel quartiere di Broocklyn , scattava un’istantanea. Il risultato è stato una serie di 4000 fotografie uguali, ma differenti. Lo sfondo era sempre quello, ma cambiavano le stagioni, i passanti, l’atmosfera…come se il tempo, pur trascorrendo, si fosse fermato. Un film fuori dall’ordinario, con due attori bravissimi e molto espressivi, come il summenzionato Harvey Keitel e il suo amico romanziere Paul Benjamin, interpretato da William Hurt. Una piccola chicca cinematografica, basata solo ed escusivamente sui dialoghi e non sui dannatissimi effetti speciali che oggi imperano,  che rivedo sempre con emozione. Un film sull’amicizia, ma soprattutto sul rapporto genitori-figli. William Hurt che, non potendo essere padre in quanto rimasto vedovo della moglie incinta uccisa durante una rapina, si prende cura di un ragazzo di colore che lo ha salvato dall’essere investito. Quest’ultimo, abbandonato dal padre una dozzina di anni prima, lo ritrova e riesce a ricostruire un rapporto con lui. Harvey Keitel che aiuta la sua ex a cercare di liberare dalla tossicodipendenza una ragazza che " forse" è sua figlia. Tutta una serie di rapporti e di storie che gravitano intorno a quella piccola bottega…una pellicola semplicemente imperdibile. E tutto si conclude con la storia della macchina fotografica che Auggie trova un giorno di Natale a casa di una anziana signora nera completamente cieca che aspetta la visita del nipote,  storia che egli racconta all’amico Paul Benjamin e che verrà pubblicata sul Times proprio il 25 dicembre.

 

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La scena più emblematica

 

 

 

 

 

Auggie e Paul sono seduti. Il piano è quasi interamente occupato da grandi album di fotografie. In tutto sono quattordici, e sulla costola di ciascuno c’è l’annata, dal 1977 al 1990. L’album del 1987 è aperto sulle ginocchia di Paul. Primo piano di una pagina dell’album con sei foto in bianco e nero dello stesso posto: l’angolo fra la Terza Strada e la Settima Avenue alle otto del mattino. Nell’angolo in alto a destra di ogni foto c’è una piccola etichetta bianca con la data: 9.8.87, 10.8.87, 11.8.87, ecc. Paul volta pagina e vediamo sei foto analoghe a quelle di prima.

PAUL (Stupefatto) Sono tutte uguali.

AUGGIE (sorridendo, fiero di sé) Esatto. Piú di quattromila foto dello stesso posto: l’angolo fra la Terza Strada e la Settima Avenue alle otto in punto del mattino. Quattromila giorni uno dopo l’altro fotografati con ogni sorta di tempo. (Pausa). Ecco perché non posso mai prendermi una vacanza. Devo essere là ogni mattina. Ogni mattina nello stesso posto allo stesso momento.

PAUL (sbigottito. Gira una pagina, poi un’altra) Non ho mai visto niente del genere.

AUGGIE E’ una mia idea . Si potrebbe chiamare il lavoro di una vita.

PAUL (depone l’album e ne prende un altro, sfoglia le pagine e vede la stessa cosa. Scuote la testa sconcertato) Incredibile. (Cercando di essere cortese) Ma non sono certo d’averne colto il senso. Voglio dire, com’è che ti è venuta l’idea?

AUGGIE Non lo so, mi è semplicemente venuta.. Quello è il mio angolo, dopotutto. E una piccolissima parte del mondo, ma le cose succedono lí come dappertutto. Questa è una cronaca del mio angolino.

PAUL (sfogliando l’album e scuotendo ancora la testa) Sono senza parole.

AUGGIE (sempre sorridendo) Non capirai mai se non rallenti, mio caro.

PAUL Che vuoi dire?

AUGGIE Che vai troppo in fretta. Quasi non le guardi, le fotografie.

PAUL Ma sono tutte uguali.

AUGGIE Il posto è lo stesso, ma ogni foto è diversa dall’altra. Ci sono le mattine col sole e quelle con le nuvole, c’è la luce estiva e quella autunnale. Ci sono i giorni feriali e quelli festivi. C’è la gente con cappotto e stivali e la gente in calzoncini e maglietta. Qualche volta la gente è la stessa, qualche volta è diversa. E talvolta la gente diversa diventa la stessa mentre quella di prima scompare. La terra gira intorno al sole e ogni giorno la luce del sole colpisce la terra con un’inclinazione diversa

 

 

 

Ecco, le giornate e le cose sembrano sempre uguali, , ma sono sempre differenti: è questo che ho interpretato come la cristrallizzazione del tempo

    

 

 

 

 

frase del giorno

“Può darsi
che non siate responsabili
per la situazione
in cui vi trovate,
ma lo diventerete
se non fate nulla
per cambiarla”

Martin Luther King

 

(In Iran ci stanno provando)


una persona seria

 

In un mondo di persone che delle buffonate hanno fatto il loro vessillo, finalmente una persona seria. Parlo di Guido Bertolaso, ormai da tempo (1996) direttore del dipartimento della protezione Civile già nel governo Prodi ed Amato e riconfermato, grazie alle sue capacità, anche dal successivo governo Berlusconi. Si è occupato di molte emergenze in questa nostra Italia: dal problema della “munnezza” napoletana, al terremoto de l’Aquila, dagli incendi boschivi alle frane, dalle eruzioni nelle isole Eolie alla prevenzione della SARS (grazie anche alla sua esperienza come medico). Precedentemente aveva diretto anche ospedali in zone di guerra, coordinando anche vari progetti nelle aree sottosviluppate. E’ quindi con competenza che ieri è esploso contro l’imprudenza di tan ti escursionisti che, in montagna o mare, si comportano in maniera imprudente, mettendo a repentaglio la vita dei soccorritori. (4 morti del soccorso alpino della val di Fassa per recuperare le salme di 2 alpinisti friulani). Quindi, ripetendo una frase detta tempo addietro da Beppe Grillo…

Montagna assassina? No, alpinista pirla”.

Non ci si spiega comunque perché a suo tempo, dopo tutte le dimostrazioni di efficienza date, il dott. Bertolaso sia incappato in una inchiesta relativa alla gestione del problema rifiuti in Campania, mediante l’operazione denominata “Rompiballe”.


tradizione

Ormai è tradizione…la sera di Natale si guarda SEMPRE uno dei due film tradizionali e  “La vita è meravigliosa” è uno di quelli… La storia di Clarence, angelo pacioccone e bonario di seconda classe, che grazie al salvataggio dal suicidio di George Bailey, riesce finalmente a conquistarsi le ali, pur se vista e rivista, riesce sempre a commuovermi….

Biglietto delizioso

 
L’ho ricevuto stamattina (via posta!!!) dalla mia figlietta preferita…e qui lo riporto
 
Alla mamy originale,
estroversa e virtuale.
Alla mamy che mi ha sopportata,
consigliata e confortata.
Alla mamy che ha sempre un pensiero
dolce allegro e anche serio.
Alla mamy dai mille contatti
circondata da amici, coccolata dai gatti,
da un marito gentile…
….tediata da qualche vile!
Alla mamy più bella che c’è
auguro…uhm…(rime baciate non so trovare)…
auguro un felice Natale!
Un fine anno strepitoso
per un inizio meravigliosoCuore rossoCuore rossoCuore rosso
Un bacione infinito
la tua "figlietta" Veronica
 
(inutile dire quanto bene io voglia a Veronica..un bacione cara, e l’augurio di passare feste serene in compagnia dei tuoi)
 
 

Natale G.Ungaretti

Non ho voglia di tuffarmi
in un gomitolo di strade
Ho tanta stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi cosi come una
cosa posata in un
angolo e dimenticata
Qui non si sente
altro che il caldo buono
Sto con le quattro
capriole di fumo
del focolare

 

 

Ho postato questa poesia, invece delle solite filastrocche natalizie, perché il Natale ormai è puro consumismo. Quante volte abbiamo regalato qualcosa solo perché era dispendioso e ci faceva fare bella figura? Lo ammetto, sono cascata pure io in questo vortice, ma da qualche tempo ho deciso di non caderci più. Tranne che per i bambini, agli amici basta un pensiero affettuoso, con qualcosa che rispecchi i loro gusti ed i loro desideri, ma senza eccedere…Del resto avendo molti amici…Sorriso


nevicata

 

Dopo la spruzzatina di neve di lunedì (un paio di centimetri) finalmente questa notte è nevicato abbondantemente. 25 centimetri almeno, e stamattina fioccava ancora. Strano svegliarsi alla solita ora, non per i soliti rumori, ma per il silenzio. Niente traffico, nessun suono, nemmeno il solito camion della nettezza urbana che di consueto mi desta alla solita ora. Un silenzio irreale, ovattato che avvolgeva tutta la città. Poi piano piano è iniziata a circolare qualche automobile…rumore di ruote che slittano o di qualcuno che inizia a spalare la neve dalle rampe dei garages…e la giornata pian piano ha iniziato a “scaldarsi”…la neve ha cessato di fioccare ed ha iniziato a sciogliersi.


Botta, risposta e conclusione

 

Da “la Repubblica” 30.11.2009

Il direttore generale della Luiss

avremmo voluto che l’Italia fosse diversa e abbiamo fallito

"Figlio mio, lascia questo Paese"

di PIER LUIGI CELLI

Figlio mio, stai per finire la tua Università; sei stato bravo. Non ho rimproveri da farti. Finisci in tempo e bene: molto più di quello che tua madre e io ci aspettassimo. È per questo che ti parlo con amarezza, pensando a quello che ora ti aspetta. Questo Paese, il tuo Paese, non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio.

Puoi solo immaginare la sofferenza con cui ti dico queste cose e la preoccupazione per un futuro che finirà con lo spezzare le dolci

consuetudini del nostro vivere uniti, come è avvenuto per tutti questi lunghi anni. Ma non posso, onestamente, nascondere quello che ho lungamente meditato. Ti conosco abbastanza per sapere quanto sia forte il tuo senso di giustizia, la voglia di arrivare ai risultati, il sentimento degli amici da tenere insieme, buoni e meno buoni che siano.

E, ancora, l’idea che lo studio duro sia la sola strada per renderti credibile e affidabile nel lavoro che incontrerai. Eccoo, guardati

attorno. Quello che puoi vedere è che tutto questo ha sempre meno valore in una Società divisa, rissosa, fortemente individualista,

pronta a svendere i minimi valori di solidarietà e di onestà, in cambio di un riconoscimento degli interessi personali, di prebende

discutibili; di carriere feroci fatte su meriti inesistenti. A meno che non sia un merito l’affiliazione, politica, di clan, familistica: poco

fa la differenza.

Questo è un Paese in cui, se ti va bene, comincerai guadagnando un decimo di un portaborse qualunque; un centesimo di una velina o di un tronista; forse poco più di un millesimo di un grande manager che ha all’attivo disavventure e fallimenti che non pagherà mai. E’ anche un Paese in cui, per viaggiare, devi augurarti che l’Alitalia non si metta in testa di fare l’azienda seria chiedendo ai suoi dipendenti il rispetto dell’orario, perché allora ti potrebbe capitare di vederti annullare ogni volo per giorni interi, passando il tuo tempo in attesa di una informazione (o di una scusa) che non arriverà. E d’altra parte, come potrebbe essere diversamente, se questo è l’unico Paese in cui una compagnia aerea di Stato, tecnicamente fallita per non aver saputo stare sul mercato, è stata privatizzata regalandole il Monopolio, e così costringendo i suoi vertici alla paralisi di fronte a dipendenti che non crederanno mai più di essere a rischio.

Credimi, se ti guardi intorno e se giri un po’, non troverai molte ragioni per rincuorarti. Incapperai nei destini gloriosi di chi, avendo fatto magari il taxista, si vede premiato – per ragioni intuibili – con un Consiglio di Amministrazione, o non sapendo nulla di elettricità, gas ed energie varie, accede imperterrito al vertice di una Multiutility. Non varrà nulla avere la fedina immacolata, se ci sono ragioni sufficienti che lavorano su altri terreni, in grado di spingerti a incarichi delicati, magari critici per i destini industriali del Paese. Questo è un Paese in cui nessuno sembra destinato a pagare per gli errori fatti; figurarsi se si vorrà tirare

indietro pensando che non gli tocchi un posto superiore, una volta officiato, per raccomandazione, a qualsiasi incarico. Potrei continuare all’infinito, annoiandoti e deprimendomi.

Per questo, col cuore che soffre più che mai, il mio consiglio è che tu, finiti i tuoi studi, prenda la strada dell’estero. Scegli di andare

dove ha ancora un valore la lealtà, il rispetto, il riconoscimento del merito e dei risultati. Probabilmente non sarà tutto oro, questo no. Capiterà anche che, spesso, ti prenderà la nostalgia del tuo Paese e, mi auguro, anche dei tuoi vecchi. E tu cercherai di venirci a patti, per fare quello per cui ti sei preparato per anni.

Dammi retta, questo è un Paese che non ti merita. Avremmo voluto che fosse diverso e abbiamo fallito. Anche noi. Tu hai diritto di vivere diversamente, senza chiederti, ad esempio, se quello che dici o scrivi può disturbare qualcuno di questi mediocri che contano, col rischio di essere messo nel mirino, magari subdolamente, e trovarti emarginato senza capire perché.

Adesso che ti ho detto quanto avrei voluto evitare con tutte le mie forze, io lo so, lo prevedo, quello che vorresti rispondermi. Ti

conosco e ti voglio bene anche per questo. Mi dirai che è tutto vero, che le cose stanno proprio così, che anche a te fanno schifo, ma che tu, proprio per questo, non gliela darai vinta. Tutto qui. E non so, credimi, se preoccuparmi di più per questa tua ostinazione, o

rallegrarmi per aver trovato il modo di non deludermi, assecondando le mie amarezze.

Preparati comunque a soffrire.

Con affetto,

 tuo padre

L’autore

è stato direttore generale della Rai. Attualmente è direttore generale

della Libera Università internazionale degli studi sociali, Luiss Guido

Carli.

(30 novembre 2009)

da “il Giornale” 01.12.2009

(Daniela Santanchè)

«Figlio mio, lascia questo Paese». Non può non suscitare indignazione, prima ancora che amarezza, il saggio di qualunquismo somministrato al Paese su La Repubblica da un privilegiato di regime come Pier Luigi Celli con la scusa di scrivere una lettera al figlio Mattia che si sta per laureare. L’ex direttore generale della Rai (1998-2001 in piena orgia di sinistra), un miracolato che ha scalato mille incarichi senza un vero perché, se non quello della militanza politica, se la prende con questo mondo cinico e baro, «una società divisa, rissosa, fortemente individualista», in cui conta solo il «riconoscimento degli interessi personali, di prebende discutibili, di carriere feroci fatte su meriti inesistenti». A meno che «non sia un merito l’affiliazione, politica, di clan, familistica».

Stupiscono queste parole nella penna di uno come Celli che, laureatosi in sociologia a Trento ai tempi di Renato Curcio e del dissenso per il dissenso, ha un cursus honorum, che se fa onore a lui non lo fa certo al Paese che suggerisce al figlio di abbandonare con la velocità della luce. Risorse per mantenerlo all’estero o comunque per dargli una mano a trovare una sistemazione certo non gliene mancano. Eppure la sua carriera è lo specchio fedele del Paese che aborrisce. Il Paese che gli ha consentito di coltivare la sua religione, il generalismo, quello che gli ha consentito di saltare da un incarico all’altro con la disinvoltura di uno che sa per certo che cadrà sempre in piedi: direttore delle Risorse umane dell’Eni, è passato, oltre che dalla Rai, da Omnitel e Wind a Unicredit, all’Enel fino alla direzione generale della Luiss con buona pace di Guido Carli, il fondatore della Libera università romana senza disdegnare numerosi consigli di amministrazione di cui ha fatto o fa ancora parte: Lottomatica, Hera, Messaggerie Libri. Da questo pulpito, che gli permette anche di presentarsi come narratore e saggista (è autore per chi non lo sapesse di un trattato che, con scarso senso dell’humour, ha intitolato Breviario di cinismo ben temperato, e che è un florilegio di battute da avanspettacolo), dice al figlio che questo è un «Paese che non ti merita». Ma non avrebbe meritato neanche lui, Pier Luigi Celli, se la sua militanza a sinistra non lo avesse proiettato verso traguardi altrimenti impensabili. Fatti di onori e prebende.

A mio figlio, al contrario, come penso la maggior parte dei genitori italiani, insegno ad amare la propria Patria e che deve sentire con orgoglio tale appartenenza. Gli spiego anche di non seguire i cattivi maestri e di impegnarsi perché il nostro Paese diventi migliore.

*leader del Movimento per l’Italia

Conclusione….

In tanti hanno auspicato che alla fine fosse il padre, piuttosto che il figlio, a lasciare l’Italia. E ieri la lettera aperta del direttore generale dell’università Luiss Pier Luigi Celli, nella quale invitava il figlio ad andare all’estero per costruire il suo futuro, ha ricevuto l’ultima clamorosa risposta; dal capo dello Stato in persona. «Un Paese che sia all’altezza delle conquiste delle civiltà contemporanee più avanzate»: così il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano  pensa si possa far diventare l’Italia. Basta crederci. E magari avere intorno qualche pessimista in meno…


Campagna d’odio

 

Da “il Giornale” del 19.12.2009 – Quei mandanti morali (e violenti)

 

Di Pietro, Santoro e Travaglio hanno a disposizione gratis, o meglio due pure pagati, tre ore alla settimana di una rete televisiva di Stato. Il nome della trasmissione è noto: Annozero. La formula del programma è chiara, ed è una riedizione del memorabile: «La menzogna in bocca ad un comunista è una verità rivoluzionaria», pronunciato da Lenin e rilanciato dalle nostre parti da Antonio Gramsci.

La novità è nell’aver sostituito la menzogna con il sospetto e l’illazione. Quest’ultima parola significa «ragionamento con cui si trae una conseguenza da una o più premesse che possono essere anche false». In questo Santoro è maestro. È vero, come ha detto giovedì sera contestando Schifani, che lui non ha mai sostenuto che Berlusconi è il mandante delle stragi di mafia. Ma l’aver mandato in onda decine di interviste, filmati e racconti di personaggi assolutamente screditati a sostegno della tesi che ciò è accaduto o che potrebbe essere plausibile, ingenera nel telespettatore la famosa «verità rivoluzionaria».

E lo stesso vale per le puntate sul caso escort, dove la D’Addario è stata presentata e venduta come vittima innocente, quando invece liberamente si è infilata nel letto del premier munita di registratore e macchina fotografica. Così come atti d’accusa di pm sulle finanze del Cavaliere sono stati spacciati per sentenze di Cassazione quando invece erano per lo più materiali di parte, elementi di processi conclusi con l’assoluzione o la prescrizione che certo non è una condanna e quindi una verità giudiziaria. Allo stesso modo nell’ultima puntata si è tentato di far passare Vittorio Feltri e il Giornale per mandanti della violenza.

Tutto ciò, secondo noi, ha contribuito a creare il clima d’odio culminato con l’agguato di Piazza Duomo e col pacco bomba alla Bocconi. Per questo diciamo che esistono «mandanti morali», e non siamo gli unici a sostenerlo. Prova ne è che in questi giorni illustri editorialisti dei maggiori quotidiani italiani si pongono la stessa domanda. Prova ne è che il principale partito di opposizione, il Pd, si sta spaccando sul fatto se mantenere in vita o no l’alleanza con Di Pietro, proprio per non offrire copertura politica a una operazione mediatica che rischia di incendiare il Paese. Prova ne è che molti cattolici sono attoniti di fronte alla prospettiva di diventare complici dei «mandanti morali» dopo la proposta dell’Udc di allearsi con comunisti, abortisti e Travaglio, quello che rivendica il diritto di voler veder morti gli avversari politici, pur di fermare le riforme (o le elezioni anticipate) del governo Berlusconi. Non cambiamo idea anche se l’aver chiesto a Casini di fare retromarcia ieri ci è valsa l’accusa di fascisti, covo di iene dattilografe, carogne e delinquenti da parte del presidente dell’Udc, il raffinato filosofo Rocco Buttiglione, quello che in tv invita ad abbassare i toni della polemica.

Discutere non è antidemocratico né pericoloso. Non si capisce perché la libertà che Travaglio rivendica per dire che «non c’è niente di male nell’augurarsi la morte del proprio avversario politico» non debba valere per porre sul tappeto il problema dei cattivi maestri. Ai quali non auguriamo morte né disgrazie ma rispetto; ai quali chiediamo che la politica tutta prenda le distanze prima che sia troppo tardi. Invece no, Travaglio, Di Pietro e Santoro (e Buttiglione, nuovo entrato nella compagnia) vogliono anche decidere quali libertà sono lecite e quali no. Lo hanno fatto anche ieri, sul loro giornale, Il Fatto Quotidiano, con un titolone. Ovviamente non è così. L’altro giorno ho scritto che i mattacchioni di Piazza Duomo e della Bocconi sono fans di Travaglio&C., riportando l’interrogatorio di Massimo Tartaglia nel quale l’attentatore del Premier dice di essere un sostenitore di Di Pietro e di odiare Berlusconi. Ma Il Fatto Quotidiano finge di ignorare ciò e, a firma Paolo Flores d’Arcais, mi ritiene personalmente responsabile di qualsiasi violenza dovesse avvenire contro di loro, «uomini e donne della stampa libera». Ma come? Vi smentite? Non siete voi a sostenere che uno ha il diritto di vedere morto l’avversario politico? Di che cosa vi lamentate?

Sempre da “il Giornale” 17.12.2009 – Il delirio di Vattimo “per fargli male doveva sparare”

 

L’edizione riveduta e aggiornata al fattaccio di piazza Duomo del «pensiero debole» di Gianni Vattimo va in onda sulle frequenze di Radio Radicale: «Sull’aggressione a Berlusconi penso quello che hanno già detto Rosy Bindi e Antonio Di Pietro: se in Italia c’è un clima esasperato è colpa del presidente del Consiglio che non si fa processare. Così si può anche spiegare che qualcuno prenda dei “Duomi” e li tiri in testa… (risatina, ndr)».
Ma l’intervista choc al filosofo dell’Italia dei Valori va avanti con altre «perle»: «Mi dispiace che gli abbiano tirato della roba sulla testa, dopo tutto è stato incauto… se quello avesse voluto fargli male veramente avrebbe dovuto sparare». Quindi l’interpretazione personalissima dei mandanti: «Il Giornale scrive che era tutto organizzato dalla sinistra cattiva, secondo me è stata la stessa mafia che lo sta sostenendo ad attaccarlo, mandando in piazza uno che l’ha colpito un po’ troppo duramente. Mi ricorda l’effetto che ha avuto l’11 settembre su Bush, che ha sfruttato molto bene la tragedia. I deliri di Vattimo non potevano non contemplare una teoria del complotto mai sentita: «Era il momento in cui il premier aveva bisogno di solidarietà, è accaduto tutto in modo così provvidenziale, ora tutti si commuovono… Una botta in testa, se non muori, non deve fare così male: dopo un po’ passa…! (altra risatina, ndr)». La domanda cruciale: non sarebbe il caso di abbassare i toni? Risposta del (n)eurodeputato al servizio di Tonino l’incendiario: «Sono disposto ad abbassare i toni. Anzi, altro che clima di odio: gli italiani sono fin troppo pazienti con Berlusconi». Fine delle trasmissioni.


piccoli inconvenienti divertenti

 

Un bottone che si stacca dal giaccone all’ultimo momento, proprio quando hai il tempo contato ed hai già la mano sulla maniglia. Allora di corsa a prendere la scatola del cucito, ereditata dalla mia mamma, una di quelle a soffietto con tutte le spagnoletta in ordine per colore ed uno scomparto riservato agli aghi ed ai ditali. Allora scelgo la tinta (questa no, troppo chiara, quest’altra troppo scura..ecco, questa si avvicina abbastanza). Gugliata…ago…cucitura rapida… E via, dopo aver chiuso la scatola, lasciata sul tavolo di cucina per non perdere altro tempo.

Chiusa? Mi sembrava…in realtà il coperchio era appena appoggiato, così al ritorno…un piccolo disastro. La gattina, visto qualcosa di nuovo, ne ha subito approfittato per sollevare il coperchio e frugare dentro il cestino da lavoro. Che bellezza, un nuovo gioco! E vai con i rocchetti, tirati fuori coscientemente uno ad uno e fatti rotolare giù dal tavolo sul pavimento, in un allegro groviglio di colori. Così quando siamo tornati a casa per terra c’era un tappeto variopinto di fili… Mio marito mi ha detto di sgridare la micia, ma poverina, è anzianotta (oltre 15 anni) ed in casa da sola si annoia, dal gelo che c’è non esce nemmeno più sul terrazzino per cercare di dare la caccia ai passerotti (che però vengono avvisati dal campanellino che porta al collo), quindi si annoia durante la mattinata trascorsa in casa da sola. Cosa c’è di meglio allora che srotolare tutti i fili dalle bobine? Mi sembra di vederla mentre con la zampina estrae destramente le spagnolette, una per una, e si diverte a farle rotolare… Però doveva aver capito di averne combinato un guaio perché al nostro ritorno si era rintanata sotto al letto.

Domani comunque dovrò ricomprare una buona parte dei rocchetti. Ben pochi si sono salvate dalle sue adorabili zampette di velluto…

 


solstizio d’inverno

Oggi primo giorno d’inverno, astronomicamente parlando, anche se il gelo si è fatto sentire già da tempo…

inverno

 

 

Bambini dagli occhi sgranati,

– nasini arrossati

 schiacciati sui vetri

appena appannati dai caldi respiri – 

osservano fiocchi leggeri

che scendono lievi nell’aria

e coprono il grigio terreno

di un bianco mantello gelato

appena istoriato

dai segni leggeri

dei salti di passeri inquieti

che cercano briciole e semi.

 

Con sguardi stupiti

ancora innocenti

 si affaccian curiosi alla vita

ignari del male futuro,

che serba il domani,

ma oggi soltanto stupore

fiducia e sorrisi.

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auguri speciali

 

Ho fatto gli auguri per il Natale ed il nuovo anno agli amici ed a coloro cui voglio bene e che mi vogliono bene. Non sono così "eroica" (od ipocrita?) da augurarlo anche ad altri, ma c’è una categoria di persone cui va comunque il mio pensiero: tutti coloro che in questi giorni di festa lavorano comunque per assicurarci tranquillità e salute. Quindi un pensiero riconoscente ai medici e paramedici di turno negli ospedali, ai volontari della Croce Rossa ed associazioni similari, alle Forze dell’ordine, ai Vigili del Fuoco, alla Protezione Civile. Sarà perché anche da bambina ho passato varie festività in caserma e da sposata un paio di Natali lontana da mio marito, allora ancora in servizio, e capisco quindi il sacrificio di queste persone che trascorrono lavorando e senza lamentarsi le festività lontano dai propri familiari più cari. Allora a tutti loro un augurio, un abbraccio ideale ed un sincero GRAZIE.


auguri a tutti gli amici…di tutto cuore

    

(un grazie a Miazza che me l’ha trasmesso) 


AMARE UNA PERSONA E’…

Averla senza possederla.

Dare il meglio di sé

senza pensare di ricevere.

Voler stare spesso con lei,

ma senza essere mossi dal bisogno

di alleviare la propria solitudine.

Temere di perderla,

ma senza essere gelosi.

Aver bisogno di lei,

ma senza dipendere.

Aiutarla, ma senza aspettarsi gratitudine.

Essere legati a lei,

pur essendo liberi.

Essere un tutt’uno con lei,

pur essendo se stessi.

Ma per riuscire in tutto ciò,

la cosa più importante da fare è…

accettarla così com’è,

senza pretendere che sia come si vorrebbe.

(Omar Falworth)


gelo

Con questo gelo abbiamo dovuto rinunciare a passare il Natale in Ungheria. Se qui da noi il termometro varia dalla minima di -7° alla massima di -1°, lassù abbiamo saputo che le temperature sono comprese tra i -19° e i -7°. Nostro figlio con la nuora e la piccola vi si recheranno comunque, ma loro alloggeranno a casa dei genitori di lei, mentre noi avremmo dovuto alloggiare in albergo. Con quel gelo sicuramente avremmo dovuto stare quasi sempre in stanza e se poi si considera che alle ore 16 è già notte, a causa del fuso orario, (pur essendo il medesimo nostro fuso, la cittadina si trova proprio all’estremo est, quindi avanti di circa un’ora rispetto all’Italia), e quindi avremmo dovuto pagare per stare quasi sempre rinchiusi in stanza. A questo punto abbiamo dovuto rinunciare, seppure a malincuore.
 
 

carità cristiana?

 

Ed ora ci si mette anche la Rosetta Bindi. Secondo lei Berlusconi non deve “fare la vittima”…Già, perché secondo la "vergine di ferro", uno con il setto nasale incrinato, due incisivi spezzati, lacerazioni sul volto nonché un’anemia dovuta alla grande perdita di sangue farebbe la vittima…A suo tempo Vittorio Sgarbi, frase poi ripresa dallo stesso Presidente del Consiglio, la definì “più bella che intelligente”. Ancora più duro ci andò Francesco Cossiga (“brutta, cattiva e cretina”). Essendo lei toscana, l’avrei piuttosto definita “bischera”. E questa donna avrebbe il coraggio di definirsi cattolica praticante! Io che non sono credente ho più pietà di lei. Ed ha pure avuto, tardivamente, il coraggio di dire che sarebbe pronta ad andare subito a trovare Berlusconi: se ne stia pure a casa, che è meglio. Se non fossi cretina al suo pari, le augurerei di ricevere lo stesso trattamento, poi vediamo come si comporterebbe.

Non da meno la “stimatissima” Franca Rame, che ha definito una “cazzata” quella fatta dal Tartaglia, ma solo perché ciò porterà più voti al Cavaliere. Se è possibile essere più carogne, non lo so.

Per fortuna Maroni sta pensando di chiudere quei blogs e social network dove si istiga all’odio ed alla soppressione dell’avversario politico.

(Parecchie volte ho ricevuto inviti per aderire a Face Boock: non mi ha mai convinto e per buona sorte non ho mai aderito, anzi molti miei amici ed anche i miei figli hanno disdetto la loro iscrizione)


Aggressione

Di che “valori” parlano i supporters di Di Pietro che si augurano l’eliminazione fisica di Berlusconi? Se questo è il partito fondato dall’ex-magistrato (lui sì seminatore d’odio), allora debbo dire che i suoi sostenitori sono solo un branco di assassini mancati, basta leggere i loro interventi sul blog http://www.antoniodipietro.com/2009/12/chi_semina_vento_raccoglie_tem.html dove l’aggressore, tale Massimo Tartaglia, povero squilibrato messo in moto dalle parole del politico, viene addirittura “santificato”. Già ieri, chattando con Igni, avevo detto che mi avevano costretto a diventare berlusconiana; dopo il fatto di ieri, lo sono ancora di più. Ha poco da smentire il molisano, che solo a tarda sera si rammarica di quanto è successo: le sue prime parole sono state “Berlusconi se l’è cercata”. Mai visto un personaggio più squallido… E dire che agli inizi avevo perfino provato simpatia per lui. Ora si è  mostrato in tutta la sua protervia, in tutta la sua arroganza, in tutta la sua CATTIVERIA ED INVIDIA.  Se questa è l’Italia dei Valori, meglio essere apolidi.
E poi..di cosa accusiamo Berlusconi? Di aver gestito al meglio le emergenze, tipo la munnezza di Napoli (ed un caro amico napoletano mi ha confermato che solo grazie a lui e Berolaso è stata messa la parola fine a questa indece nza) o il terremoto in Abruzzo? Il tanto osannato Obama, in 4 anni ha saputo dare la metà delle case che Berlusconi ed il governo hanno fatto in 6 mesi. L’immigrazione clandestina è drasticamente diminuita, la lotta alla mafia (da parte di un mafioso?) ha portato a risultati concreti, sta perfino diminuendo l’assenteismo nella pubblica amministrazione, abbiamo resistito meglio di altri paesi alla grave crisi economica, stiamo facendo partire anche grandi opere infrastrutturali. Magari si poteva fare di più, ma bisogna anche considerare i gravi ritardi dovuti al precedente governo.
Prodi a suo tempo che ha fatto per prima misura? L’INDULTO, solo per liberare le carceri (e gran parte dei detenuti sono tornati ad occuparle), e l’assistenza ad un numero imprecisato di immigrati clandestini, cui dobbiamo aggiungere i parenti per i ricongiungimenti.
Allora cerchiamo di essere un po’ seri, ma soprattutto obiettivi…
Presidente, auguri perché si possa rimettere al più presto.

 


le renne di babbo natale

Il nome delle renne di babbo natale
 
 

"Non solo fanno la slitta volare

e in ciel galoppano senza cadere

Ogni renna ha il suo compito speciale

per saper dove i doni portare

Cometa chiede a ciascuna stella

Dov’è questa casa o dov’è quella.

Fulmine guarda di qui e di là

Per sapere se la neve verrà.

Donnola segue del vento la scia

Schivando le nubi che sbarran la via.

Freccia controlla il tempo scrupoloso

Ogni secondo che fugge è prezioso.

Ballerina tiene il passo cadenzato

Per far che ogni ritardo sia recuperato.

Saltarello deve scalpitare

Per dare il segnale di ripartire.

Donato è poi la renna postino

Porta le lettere d’ogni bambino.

Cupido, quello dal cuore d’oro

Sorveglia ogni dono come un tesoro.

Quando vedete le renne volare
Babbo Natale sta per arrivare."

 

(in inglese sono Dasher, Dancer, Prancer, Vixen, Comet, Cupid, Donder e Blitzen)


ottimismo e pessimismo

Non sono di quelle che credono agli oroscopi, tutt’altro. A detta di tutti, come scorpione,
 

dovrei essere seriosa e pessimista, completamente diversa quindi dal mio carattere. Però mi domando: quando per dimostrare l’ottimismo od il pessimismo tirano in ballo il bicchiere mezzo pieno (ottimista) o mezzo vuoto (pessimista),

mi chiedo se non bisogna considerare anche quello che è racchiuso nel recipiente suddetto, quindi se nel bicchiere è contenuto un buon vino mi sta bene quanto sopra…ma se invece c’è magari dell’olio di ricino, come la mettiamo?
 

 


il rito del caffè

Ogni mattina…eccola…la sveglia, irritante come al solito. Poi la doccia e, finalmente, il caffè.

A Milano, nel bar sotto casa, il barista indossava una t-shirt con la scritta
Nero come la notte
dolce come l’amore
caldo come l’inferno
forte come il peccato.
 
So che in parte sono parole dette,  mi sembra, da Michail Bakunin.
Ecco come dev’essere il caffè, solo che io lo bevo amaro, assolutamente senza zucchero (la dolcezza sta tutta nell’amore allora). Ma prima la tazza dev’essere riscaldata, altrimenti la bevanda, già abbastanza ristretta, si raffredda subito.
Solo che in questo periodo prenatalizio, come da usanza tramandatami da mio padre ed ancora prima dalla nonna, ci aggiungo l’anice. Non la sambuca, dolciastra, ma proprio  l’anice, aromatico e secco, che diffonde un profumo ottimo per tutta la casa. Anni fa, ed ancora adesso a Milano, il caffè lo preparavo con la classica Moka Bialetti (si può dire o è pubblicità?). Da anni però utilizzo la macchina per caffè espresso e devo dire che è davvero ottimo, considerato poi che nei bar di Bolzano generalmente si beve una brodaglia infame. Altra cosa invece a Milano.
Allora il caffè con l’anice, con un aroma che risveglia perfino i defunti, aggiunge un tocco natalizio alla sveglia mattutina, già brutta di per sé e predispone a trascorrere bene la giornata. E mentre si beve il caffè. accendo il cellulare per vedere le ANSA e leggere magari anche il blog di qualche amico o qualche messaggio in off-line. Naturalmente al primo caffè ne seguiranno altri: almeno una per la pausa a metà mattina, se non due addirittura, un altro naturalmente dopo il pranzo (anche se veloce), uno a metà pomeriggio ed infine  dopo la cena. A volte perfino un altro se andiamo da amici o ne riceviamo noi in casa, poco prima di dormire: forse sono troppi? E che importa… è buono, non ho problemi di pressione (anzi è piuttosto bassa) e, caso fortunato, nonostante lo beva anche poco prima di andare a nanna, dormo tranquillamente…

Rapper Bolzanino

Bash, ossia Mimmo Lampaca, rapper di Bolzano, in un brano tratto dal CD "Il Vangelo di Giuda"
 

parere personale

Si vis pacem, para bellum.
Forse per questo hanno dato il Nobel perl la pace ad Obama