c’è prete e prete – 2
Notabene. Perché il Governo, o chi per esso, non fa una legge che almeno proibisca a chi è sposato e soprattutto ha dei figli di fare il militare nelle zone a rischio? (dal sito www.dongiorgio.it )
Questa qui sopra era la frase finale dell’intervento di don(?) Giorgio, che per distrazione ho saltato nel post "c’è prete e prete"…
Allora mandiamo nelle missioni all’estero non solo gli scapoli, ma anche gli orfani e figli unici…perchè? le loro madri, i loro padri, fratelli e sorelle forse non piangono? Ritorno poi ancora sulla frase di "mercenari" e "maschioni fascistoidi", che denotano un odio davvero inusuale in un cosiddetto prete. Mercenari? Solo perchè sono pagati per il rischio che corrono? Ma quell’uomo ha visto da dove proviene la maggior parte delle vittime? Da un Sud dove gli sbocchi lavorativi "regolari" sono ben pochi (quelli in nero e sottopagati invece abbondano). E li critica se, per il lavoro che fanno, in zone altamente a rischio, vengono pagati? Perchè invece non e la prende con certuni personaggi dello spettacolo o dello sport, loro sì pagati profumatamente, e senza nessun pericolo da correre (forse solo negli sports motoristici). Maschioni fascistoidi?…qui salta velatamente fuori l’invidia per qualcosa che a lui, prete, è negata, almeno io la intendo così.
Sempre ritornando allo sporco lavoro che fanno, il prete le conosce le "regole di ingaggio"? E’ a conoscenza che per via di queste disposizioni i nostri soldati possono aprire il fuoco SOLO SE ATTACCATI, ma in questo caso, essendosi verifcato un attentato con autobomba, guidata da guerrigliero suicida, non è stato possibile farlo. E dei soldati, cui nella maggior parte dei casi, è inibito l’uso delle armi, è chiaro che sono lì per una missione non di guerra, ma di pace o, come la chiamo io, di libertà. Bello parlare di missione seduto su un comodo cadreghino in una parrocchia confortevole.
Molto più obiettivo l’altro sacerdote, Don Diego Goso che, in data odierna, riporta un ricordo dei caduti e che ricopio qui sotto.
In questi giorni è stato, come è giusto e prevedibile, un susseguirsi di dichiarazioni di cordoglio e solidarietà verso i Soldati Caduti a Kabul e le loro famiglie. Mentre ricordiamo con affetto quei ragazzi e pensiamo che l‘Italia piange oggi sei soldati in Afghanistan ma ogni giorno le bombe ne ammazzano almeno 10 volte di più tra i civili, qualche spulciatura alle dichiarazioni dei “big“ di questi giorni si può fare:
– Tutti dicono che questo è il tempo del silenzio e non quello delle polemiche. Che fa tanto nobless oblìge, allontana l‘idea di non voler speculare per altri fini sui morti (per quello ci sono già quelli dell‘Abruzzo a disposizione…) perchè adesso bisogna dare spazio solo all‘umanità. Virtù che alcuni nostri politici si ricordano di avere solo davanti alle disgrazie altrui sotto i riflettori.
– Tutti dicono che questo è il tempo di restare uniti. Che è un pò come vedere quelle famiglie dove non ci si frequenta da anni ma che al funerale di un parente si ritrovano compatte a recitare il copione del clan unito da giuramento di sangue, da momenti indimenticabili vissuti insieme, da cari estinti defunti senza il quale non è possibile vivere. Certo una nazione si dimostra grande per come affronta le crisi. Ma così noi non le affrontiamo: ci limitiamo a piangere insieme che fa tanto melassa e opinione. Poi, seppelliti i morti, torniamo a litigare, spesso e volentieri soprattutto su di loro. Una grande nazione è tale quando da una crisi non ne esce con il funerale di stato. Ma con la strategia di combattere il male che l‘ha afflitta senza altri fini.
– Tutti, infine, dicono che bisogna rivedere le regole di ingaggio. Che siamo in una missione di pace. Che bisogna spiegare che cos‘è una missione di pace. Veniamo meno al coraggio e alla morte di questi soldati con questi giochi di parole. Loro sapevano che potevano morire, loro sapevano che la guerra per come la chiami sempre morte porta ma che alcuni morti sono necessarie per far sì che il Bene sconfigga il Male. E il male qui ha la faccia anonima di vigliacchi terroristi. Uno Stato che vuole rendere onore ai suoi caduti combatte il Male che li ha uccisi. Non scappa davanti alla perdita, seppur terribile. Chi lo sostiene al Male si arrende, sputa su quelle tombe dopo averle coperte con lo strascico della pace, scritto minuscolo perchè vuol solo dire viltà.
E a don Diego, un sentito ringraziamento
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